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Rissa in campo nel match giovanile Osimo Stazione – Loreto, le riflessioni degli addetti ai lavori

Quello che è successo durante la partita del campionato Juniores tra osimani e loretani con due giocatori trasportati all'ospedale nel movimentato fine gara ha avviato il dibattito. Che ruolo possono avere le società? Ne abbiamo parlato con alcuni protagonisti

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OSIMO- Osimo Stazione – Loreto, campionato Juniores, che ha visto nel movimentato finale di gara due ragazzi ricorrere alle cure mediche per via di qualche colpo proibito a seguito di un’espulsione di un calciatore ospite (con l’arbitro a fischiare la fine dopo aver placato gli animi), ha aperto una profonda riflessione sullo stato attuale del calcio giovanile. Mettendo un attimo sullo sfondo la vicenda, quello su cui c’è da interrogarsi è la situazione attuale del calcio giovanile. Come si ritorna ai sani e corretti valori che dovrebbero essere trasmessi sui campi da gioco soprattutto nelle categorie al di sotto delle prime squadre? Che ruolo possono recitare le società e come queste ultime devono intervenire di fronte a tali episodi? Ne abbiamo parlato con due protagonisti “indiretti” della vicenda e cioè con il presidente del Loreto Andrea Capodaglio e con l’ Amministratore e Responsabile Attività di Base settore giovanile della Conero Dribbling Osimo Stazione, Roberto Girolomini.

Abbassare i toni, intervenire prontamente e gestire la componente dei genitori. È questo quello che emerge da Loreto: «Piena condanna degli errori commessi se ci sono stati ma c’è da migliorare uno spirito generale – spiega il presidente loretano Capodaglio – non dobbiamo mai dimenticarci che si sta parlando di ragazzi, delle volte molto giovani e con situazioni particolari. Sarebbe utile da parte di tutti, dalle istituzioni agli addetti ai lavori passando per la stampa anche abbassare i toni e interrogarsi sul perchè succedano queste cose». Subentra poi il tema dei genitori, un problema ricorrente in molti campi del settore giovanile: «Mi sono capitate anche in passato situazioni difficili con i genitori di tanti giovani tesserati. Ho dato mandato agli allenatori che se ci fosse state qualche situazione particolare dagli spalti si sarebbe dovuti intervenire subito ed in modo deciso. Le società devono adoperarsi in questo senso, devono essere attente anche a quello che succede fuori. Gli episodi molte volte accadono perchè siamo noi dirigenti che non sappiamo gestire i genitori e la gente all’esterno».

Da Osimo Stazione, invece, si cerca di rimarcare sulla cultura sportiva, sul corretto utilizzo dei social e sull’educazione che deve essere trasmessa anche all’interno delle singole società sportive: «Ho chiesto molto energicamente a tutti i miei tesserati di evitare qualsiasi contatto con l’esterno e soprattutto attraverso i social network – spiega Girolomini, colonna della società biancoverde – Chi opera nello sport è portatore di valori, di ideali non solo sportivi ma anche sociali e non dobbiamo mai dimenticarlo. La società deve essere brava a cooperare con la famiglia, con la scuola, con la parrocchia perchè da sole tre ore al campo non bastano a costruire l’educazione di un ragazzo ma sono molto utili se operano in armonia con le altre componenti». L’attenzione si sposta poi sul ruolo dei dirigenti e degli allenatori. In generale delle società sportive: «Quando accade un episodio violento va considerato l’atto singolo. Non sono le società violente o razziste, certo dobbiamo prenderci le nostre responsabilità così come la stampa che deve sempre informarsi e adoperarsi per stemperare gli animi. In Italia manca la cultura sportiva e nel nostro piccolo dobbiamo provare a ricostruirla».