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Calzature, macchinari e prodotti agroalimentari, la guerra dei dazi con gli Usa preoccupa le imprese marchigiane

Saldi attivi in crescita nel 2017 nel commercio estero Marche – Stati Uniti. I dati Istat elaborati dal Centro Studi Cna Marche. E le minacce future

ANCONA – I dazi Usa minacciano anche l’export marchigiano. La decisione del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump di imporre dazi del 25 per cento sull’acciaio e del 10 per cento sull’alluminio preoccupa la Cna Marche.

«Le nostre aziende – dichiara il presidente Cna Marche, Gino Sabatini – non avranno ripercussioni immediate perché nelle Marche non ci sono acciaierie e non si producono materie prime ma solo prodotti lavorati e semilavorati, ma in prospettiva una guerra commerciale con gli Usa penalizzerebbe pesantemente le piccole e medie imprese marchigiane. Infatti nel mirino dei dazi americani stanno per finire anche lavatrici e pannelli solari. Ma non solo. Temiamo che anche macchinari, calzature e prodotti agroalimentari possano seguire analoga sorte».

Il colpo per il sistema produttivo marchigiano sarebbe notevole. Infatti le Marche hanno un saldo commerciale fortemente positivo verso gli Usa. Dalle Marche, nei primi nove mesi del 2017, si sono esportati merci e servizi negli Usa per oltre 652 milioni di euro mentre se ne sono importati per 125 milioni. Il saldo è nettamente attivo e supera il mezzo miliardo di euro. Ed è in aumento: rispetto allo stesso periodo del 2016 (i primi nove mesi di quell’anno) il saldo attivo tra export e import tra Usa e Marche è aumentato di oltre 78 milioni, il 17,5% in più.

«Si tratta – precisa Giovanni Dini direttore del Centro Studi Cna Marche, che ha elaborato i dati Istat sull’iterscambo commeciale tra Marche e Usa – di un contributo non trascurabile e crescente alla capacità di creare ricchezza da parte della nostra regione, la cui vocazione alla trasformazione manifatturiera è evidente nell’importanza che assumono gli scambi di prodotti delle attività manifatturiere e, soprattutto, il loro saldo attivo, che passa da 448 milioni nei primi nove mesi 2016 a 526 milioni nello stesso periodo del 2017, con una crescita di 78 milioni pari al +17%. Se, poi, si considerano le produzioni manifatturiere più importanti dello scambio commerciale Usa – Marche (al netto delle produzioni farmaceutiche, data la natura particolare di perfezionamento delle materie prime da parte della multinazionale svizzero-americana localizzata nell’ascolano), si vede come le voci principali del saldo attivo coincidano con i punti di forza delle nostre produzioni: il made in Italy da un lato e la meccanica più avanzata, quella dei beni strumentali (macchinari e apparecchi) dall’altro. Ma non sono da trascurare i saldi attivi nelle produzione meccaniche diverse dai beni strumentali né quelle dei restanti prodotti manifatturieri. Le Marche traggono, insomma, dal commercio con gli Usa un notevole contributo alla loro capacità di creare ricchezza, e questo grazie ad una indubbia competitività delle nostre produzioni su uno dei mercati più complessi al mondo, sicuramente il più evoluto tecnologicamente e il più diversificato socialmente».

In particolare, secondo la Cna Marche, la prima voce tra i settori a maggior esportazione marchigiana verso gli Usa (escludendo la voce Medicinali e preparati farmaceutici) è quella delle calzature che fattura oltre 100 milioni nei primi nove mesi del 2017 ma è in calo rispetto allo stesso periodo degli anni precedenti. Seguono tre settori della meccanica con esportazioni attorno ai 45-50 milioni: macchine per l’agricoltura (trattori ecc.) , macchine per la formatura dei metalli e altre macchine utensili (i cosiddetti beni strumentali, settore avanzato nel quale l’Italia e in particolare le Marche sono particolarmente agguerriti), e poi armi e munizioni dove le produzioni di una nota fabbrica urbinate si evidenziano competitive su un mercato come quello statunitense dove la domanda è molto sostenuta non solo da parte delle forze armate.

Interessante è notare il notevole contributo all’export marchigiano verso gli Usa di produzioni quali Saponi e detergenti, prodotti per la pulizia e la lucidatura, profumi e cosmetici (oltre 6milioni nel 2017), bevande (i vini marchigiani: quasi 6milioni di euro) , prodotti da forno (oltre 5 milioni), strumenti musicali (oltre 4 milioni), ecc.