ANCONA – Le ondate di calore che costringono a ricorrere a condizionatori e a ventilatori per trovare un po’ di refrigerio in casa, le piogge alluvionali e la grandine che danneggiando le coltivazioni causano il crollo di alcune produzioni agricole, facendo rincarare in maniera esponenziale il prezzo di frutta e verdura. Il cambiamento climatico impatta sulle tasche delle famiglie, in una fase in cui il caro vita e il caro energia sono già pressanti.
Piogge torrenziali, venti forti, onde anomale, temperature che raggiungono nuovi valori record, sono alcune delle manifestazioni di un clima che cambia e che tende al surriscaldamento. Un tema di cui si parla tanto e già da alcuni anni, ma che eppure sembra coglierci ogni volta impreparati, con le emergenze che si susseguono, dal Nord al Sud del Paese.
Nelle Marche era ancora vivo il ricordo dell’alluvione del 15 settembre 2022, che aveva causato danni ingenti e 12 vittime accertate, oltre ad una persona tuttora dispersa, quando a maggio 2023 nuovi fenomeni alluvionali hanno colpito ancora la regione, insieme all’Emilia Romagna e alla Toscana. Insomma, emergenze sempre più frequenti, che si accompagnano ad effetti a catena. Con il meteo che brucia e taglia i raccolti, il prezzo della frutta e della verdura, ma anche dell’olio, del vino e del miele, lievita.
«Attualmente stime monetarie non esistono, perché coinvolgerebbero molti anni – dice l’economista Mauro Gallegati professore dell’Università Politecnica delle Marche che collabora con il premio Nobel Joseph E. Stiglitz. – ma c’è anche un altro problema, i prezzi valutano i valori di scambio, non quelli d’uso, per cui ad esempio il prezzo degli inutili diamanti è elevatissimo mentre quello dell’aria è nullo. Più preoccupante è il fatto che se non interveniamo per rimediare la situazione quello che si prospetta è una fine dell’umanità».
Secondo l’economista «l’uomo scomparirà con questo tipo di capitalismo» un tema che il professor Gallegati ha affrontato anche con un collega professore, docente all’Università di Bologna, Ardeni, in un libro scritto a quattro mani e di prossima uscita (‘La tirannia dell’efficienza’) in cui la riflessione spazia proprio sulle conseguenze dell’inazione.
«Il cambiamento climatico non è monetizzabile – spiega – e qualunque stima non sarebbe corretta, ma è certo che con le temperature che aumentano e i raccolti che diminuiscono, le uniche popolazioni che potranno difendersi sono quelle già ricche, che possono permettersi di acquistare un condizionatore per rinfrescare l’abitazione e di sostenere i maggiori costi».
Insomma, il cambiamento climatico sarà fonte di discriminazione fra paesi ricchi e paesi poveri, finendo per incrementare ulteriormente il fenomeno migratorio. «I popoli poveri come gli africani – spiega l’economista – che vedono raccolti distrutti dal cambiamento climatico non possono fare altro che scappare dal loro paese e questo non farà che aumentare il fenomeno migratorio dai paesi poveri verso l’Europa. Per noi tutto questo ha un costo, difficile da quantificare».
«Bisogna pensare a soluzioni perché stiamo distruggendo la Terra – osserva -, dobbiamo affrontare questo problema che interessa tutti in maniera trasversale e che chiaramente comporta anche dei costi notevoli sia sul fronte energetico, sia sul fronte alimentare e più in generale del caro vita».
Ad esprimere «preoccupazione» per l’impatto del cambiamento ambientale sulle tasche delle famiglie è Francesco Varagona, presidente Adiconsum Marche. «Oltre ai rincari dei prezzi energetici e alimentari – dice – per i consumatori c’è anche un maggior esborso legato ai danni riportati da auto e abitazioni, a seguito di fenomeni estremi».
Se «da un lato c’è maggiore incertezza – osserva – dall’altro i consumatori devono sostenere costi più elevati per l’acquisto dei prodotti alimentari» che con la riduzione dei raccolti subiscono una impennata, specie per quanto concerne frutta e verdura, rincari che poi «si riversano sulle famiglie». Tra le segnalazioni ricevute dall’associazione dei consumatori, c’è proprio la lamentela sui prezzi di frutta e verdura «che ci dicono siano aumentati tanto sia nei mercati che nella grande distribuzione».