Attualità

Campocavallo di Osimo, oggi si celebra il “Covo”

Una tradizione popolare che si ripete oggi, domenica 5 agosto, fin dal 1939. I Maestri del covo quest'anno hanno reso omaggio alla basilica di Santa Maria Assunta di Cracovia in Polonia e alla figura di San Giovanni Paolo II

La festa del covo
La festa del covo (immagine di repertorio)

OSIMO – Una tradizione popolare che si ripete fin dal 1939 quella del covo a Campocavallo di Osimo. I Maestri del covo quest’anno hanno reso omaggio alla basilica di Santa Maria Assunta di Cracovia in Polonia e alla figura di San Giovanni Paolo II. La Festa del Covo (in dialetto osimano la festa del cóu) è un avvenimento a sfondo religioso che si tiene ogni anno la prima domenica di agosto e quindi proprio oggi (il 5) alle 18.

Il covo, espressione della cultura contadina che caratterizza tutto il territorio comunale di Osimo e dei comuni vicini, è un carro che presenta sempre una costruzione realizzata interamente con spighe di grano dai contadini del luogo. Ogni anno viene realizzato un covo differente, che rappresenta sempre una nuova immagine religiosa (chiese, santuari, luoghi di culto).

La festa dura sempre due o tre giorni, durante i quali si susseguono ogni sera eventi musicali, teatrali, artistici e gastronomici, e culmina con la processione religiosa del covo che si snoda per le vie di Campocavallo all’ombra del Santuario della Beata Vergine Addolorata cui è consacrato il covo.

La storia
L’idea fu concepita da Clemente Ciavattini, un anziano contadino di Campocavallo, che decise di dar vita al progetto con l’aiuto dei suoi figli Basilio, Cesare, Isidoro, Vincenzo e Marino e di altri agricoltori della zona, tra cui Enrico Gatto e Giulio Alessandrini. Alla realizzazione dell’evento parteciparono anche le donne delle loro famiglie. Ciavattini volle realizzare nella sua casa colonica il primo covo, che si decise dovesse rappresentare la Corona dell’Incoronazione, già posta nel santuario di Campocavallo, dove si venerava la Beata Vergine Addolorata dal 1892. Chiamò don Carlo Grillantini ed Elmo Cappannari a dargli una mano per lo schizzo dell’immagine della Corona. Poi Ciavattini e suo figlio Basilio, assieme a Giulio Pettinari e ad Enrico e Nazzareno Gatto, costruirono lo scheletro in legno. Sostenuti dal vescovo e da don Carlo Grillantini, i contadini ufficializzarono la festa con un avviso sacro del 5 agosto 1939. Così la Corona, realizzata intrecciando spighe di grano sullo scheletro in legno, fu portata in processione in onore della Vergine Addolorata come offerta di ringraziamento per la prosperosità dei raccolti e benedetta dal parroco locale Ludovico Amadini.