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Campolucci: «La crisi si batte rimboccandosi le maniche»

Collaboratori e fatturato in crescita per la In.Co.M di Belvedere Ostrense, che dal 2008 in poi, in controtendenza a molte altre aziende, ha scelto di investire sulle idee e le persone

La famiglia Campolucci della In.Co.M srl. (da sinistra Mario Campolucci e i figli Matteo e Giovanni)

BELVEDERE OSTRENSE – «Piangersi addosso non serve a nulla. Nei momenti di crisi bisogna avere il coraggio di reagire, di rimboccarsi le maniche e investire. Questa è la strada che abbiamo intrapreso». Sono i numeri a dar ragione a Giovanni Campolucci della In.Co.M di Belvedere Ostrense, azienda specializzata nella produzione di semilavorati in ferro, acciaio inox e alluminio, sabbiatura e verniciatura industriale, micropallinatura a sfera di vetro e ceramica, impianti e macchine finite dalla materia prima al montaggio e collaudo.

Una di quelle realtà marchigiane, poche per dir la verità, che dal 2008 in poi ha visto crescere il proprio fatturato e il numero dei collaboratori (al momento una trentina), in controtendenza rispetto al resto del Paese. «Ci siamo rimessi in gioco, abbiamo progettato e rischiato, ciò che ogni imprenditore dovrebbe fare – racconta Giovanni Campolucci, che assieme al fratello Matteo e al padre Mario gestisce l’impresa -. Abbiamo aumentato le nostre ore di lavoro, evitando di chiuderci dentro ai quattro muri che nostro padre Mario ha costruito con abnegazione e fatica partendo da una piccola attività di carpenteria. Abbiamo affrontato la tempesta economica, siamo andati a vendere i nostri prodotti e i nostri valori in Italia e all’estero, acquisendo commesse e stima della clientela».

Campolucci, cosa significa essere, oggi, un imprenditore?
«Significa alzarsi la mattina e provare a trasformare le idee notturne, il momento più fervido, in intuizioni ed azioni. Fare l’imprenditore vuol dire fronteggiare con determinazione la quotidianità, cercare costantemente di migliorare se stessi e il servizio offerto alla clientela, facendo in modo che il proprio know-how sia sempre un passo avanti a quello degli altri. Essere un imprenditore significa pianificare con oculatezza per garantire uno stipendio e soprattutto una dignità ai propri collaboratori. Infine, fare l’imprenditore significa lottare contro un sistema che, a volte, fa di tutto per metterti in difficoltà. Senza passione, dunque, questo mestiere non può esser portato avanti».

La crisi è passata, secondo lei?
«Non credo che la crisi sia alle spalle. Non lo sarà per molto tempo ancora. L’Italia, in questo momento, ha un grosso problema di credibilità, a causa di un sistema non sempre serio ed affidabile. Questo è un grosso ostacolo per le aziende che puntano tutto sul mercato interno, o per quelle che non hanno avuto la forza di riorganizzarsi. Chi guarda fuori dai confini nazionali, al contrario, ha innanzi a se una strada molto più agevole».

Il premio valore lavoro a Mario Campolucci della In.Co.M

Cosa si dovrebbe fare, a suo dire, per far ripartire l’Italia?
«Investire, costruire infrastrutture e abbattere la tassazione. Ecco le prime tre cose che farei. Non è possibile che un imprenditore debba lavorare sei ore su dieci per coprire il deficit statale. Non è tollerabile che uno dei principali poli industriali di questo Paese, almeno fino a qualche anno fa, parlo di Fabriano, sia ancora difficile da raggiungere. E poi, questo lo dico per noi imprenditori, basta piangersi addosso, lamentarsi e scaricare la colpa sugli altri. Alla In.Co.M non lo abbiamo fatto, ma ci siamo rimessi in gioco. Solo così questo nostro Paese in difficoltà può davvero ripartire».

Come sta il vostro settore?
Noi ci muoviamo su differenti segmenti, dunque le prospettive sono buone. La nostra è una attività variegata, che abbraccia diverse produzioni. Nel prossimo triennio, anche alla luce dei buoni numeri conseguiti fino a oggi, abbiamo intenzione di fare importanti investimenti. Guardiamo con fiducia al futuro, insomma. Lo dobbiamo a noi stessi, all’impegno che mettiamo ogni giorno in questa azienda e ai nostri collaboratori».

Siete anche vicini al mondo della scuola..
«Certo, è il nostro futuro. Collaboriamo con gli istituti tecnici, organizziamo visite in azienda e ospitiamo tirocini e stage, nei quali i ragazzi vengono trattati, formati e seguiti come qualsiasi altro dipendente. Crediamo infatti che si debba “sbattere il muso”, e uso volutamente un’espressione forte, con la realtà della produzione, che poco ha a che vedere con la teoria appresa sui banchi di scuola, pur importantissima. Qui ci si sporca le mani, si dà realmente la possibilità a chi si affaccia nel mondo del lavoro di rubare con gli occhi le competenze e la passione, di capire cosa significa stare in fabbrica e rispettarne i tempi. La collaborazione fra scuola e aziende va ulteriormente potenziata, a nostro parere, perché non possiamo fare a meno di tecnici che caricano i camion, accanto ovviamente a filosofi e quant’altro. Noi ce la mettiamo tutta e, come soci di Confindustria, coordiniamo anche dei percorsi scolastici all’interno degli istituti tecnici, un motivo di grande orgoglio e soddisfazione».