MACERATA – «Una Regione dimenticata che deve fare i conti con la carenza di infrastrutture e con la mancanza di presa in carico delle responsabilità di chi dovrebbe risolvere i problemi». Lo sfogo è del presidente di Confindustria Macerata Domenico Guzzini che parla in particolare della situazione relativa al caos sull’autostrada A14 che nel periodo estivo coincide anche con la perdita di lavoro nel settore del turismo e non solo.
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«Per andare a Roma impieghiamo tre ore e mezzo come avveniva 35 anni fa; oltre al mancato completamento della terza corsia al momento si viaggia su una corsia sola e questo è assurdo – ha proseguito Guzzini -. Non dimentichiamo poi l’ultimo tratto della strada statale 77 da dove è impossibile comunicare se ci si trova in una situazione di emergenza perché non c’è campo per circa sette chilometri. Nel nostro programma abbiamo puntato fortemente sull’importanza delle infrastrutture per la nostra Regione ma nessuno ci ascolta e crediamo che il nostro governatore debba prendere una decisione forte in tal senso».
«La domanda è una: chi si assume la responsabilità? E chi si assume la responsabilità di eventuali incidenti che potrebbero esserci e tutti ci auguriamo non mortali? – si chiede il presidente di Confindustria -. Nessuno parla e nessuno fa nulla su ciò che riguarda le Marche – diversamente dalla Liguria – soprattutto in un periodo come questo, post covid, nel quale uno dei settori più colpiti è quello del turismo e chi vuole venire nelle Marche decide di non farlo anche per i problemi legati all’autostrada. Parliamo di 7, 10, 12 chilometri di coda con la Protezione Civile che distribuisce acqua agli automobilisti; un danno enorme che non nasce ora ma che è presente da circa un paio d’anni».
Il deficit infrastrutturale che riguarda la nostra regione però non colpisce solo le arterie stradali. «Pensiamo anche all’aeroporto – ha continuato Guzzini -. Se vogliamo diventare un paese moderno dobbiamo investire su infrastrutture efficaci e veloci ma come mai stanno tutti zitti?». E poi c’è il sisma. «A quattro anni dal terremoto la ricostruzione privata è ancora al palo e, ripeto, qualcuno si deve prendere le responsabilità sennò continuiamo a vivere inermi lo spopolamento della parte interna della nostra regione; un territorio così bello e così ferito per il quale nessuno fa nulla. Questo è drammatico».
«Dobbiamo avere la forza di reagire e dobbiamo farlo insieme alle associazioni di categoria, ai sindacati, a tutti gli attori coinvolti. Ci dobbiamo ribellare e non continuare a rimanere in silenzio rischiando di scivolare verso le regioni del sud Italia con il rischio che tutti i giovani lascino questo paese; se continuiamo così perdiamo i cervelli e perdiamo il futuro – ha continuato il presidente degli industriali maceratesi -. Questa è la mia rabbia da cittadino marchigiano e maceratese che pensa al futuro del proprio territorio».
«Continuano a dirci che sull’A14 ci sono “lavori in corso” ma basta passarci per capire che nessuno lavora – ha osservato Guzzini -. Chi ci governa a livello regionale e nazionale deve intervenire a favore del nostro territorio altrimenti continuiamo a portarci dietro un’arretratezza che ci costa ben sei miliardi di euro all’anno».
Il presidente di Confindustria ha anche posto una riflessione sulla partenza del prefetto di Macerata Iolanda Rolli dopo appena due anni. «Il prefetto Rolli, che in questi anni ha fatto molto bene per il nostro territorio, ora sarà trasferita a Reggio Emilia – ha osservato -. Dopo due anni! In una normale azienda i dirigenti, per avere una visione a lungo termine del futuro devono portare avanti il progetto per almeno tre o comunque cinque anni invece qui c’è chi ha deciso di trasferire il prefetto per far ricominciare nuovamente il lavoro da capo».
Una situazione di difficoltà generale che l’Azienda Guzzini ha sperimentato sulla propria pelle. «L’8 marzo un nostro dipendente è entrato in contatto con una persona risultata, in seguito, positiva al covid – ha raccontato -. Solo oggi è tornato a lavoro perché in attesa di un tampone che lo dichiarasse negativo che abbiamo dovuto fare noi, a nostre spese. Per non parlare poi della cassa integrazione che abbiamo dovuto pagare noi ai nostri dipendenti; ma questo non va bene perché deve essere lo Stato a fare fronte alle emergenze».