PESARO – Ormai siamo abituati a sentir parlare di All you can eat, ovvero il menu di sushi senza limiti a pochi spicci. Ma i carabinieri per la tutela del lavoro del gruppo di Venezia hanno scoperto un nuovo caso di caporalato in provincia di Pesaro che ha portato a scoprire 15 lavoratori irregolari e 8 in nero che vivevano in condizioni degradanti e ad arrestare due persone .
Si tratta di un’imprenditrice cinese titolare del ristorante di Sushi in zona Campanara e un pakistano che aveva il compito di reperire la manodopera sottopagata. Il reato è quello di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, ovvero il cosiddetto caporalato.
Secondo le indagini, l’imprenditrice approfittava dello stato di bisogno dei lavoratori, quasi tutti immigrati richiedenti asilo, reclutati fra persone con disperato bisogno di lavoro per la loro condizione di indigenza. Le condizioni erano tremende. Vivevano in dei piccoli soppalchi ricavati da un magazzino, facevano turni da 14 ore e venivano retribuiti con 600-800 euro al mese. A trovarli ci pensava un pakistano, anche lui arrestato.
Tutto è iniziato un anno fa quando i carabinieri e i Nas hanno ispezionato il locale. Furono sequestrati quattro frigoriferi pieni di carne e pesce scaduti. Da qui l’indagine coordinata dalla Procura della repubblica di Pesaro. Furono riscontrate difformità fra i contratti e le retribuzioni e gli alloggi dormitori furono sequestrati dall’Asur. Mancava un allaccio elettrico conforme. Ma le indagini sono andate avanti e i carabinieri hanno riscontrato un quadro probatorio che dimostrerebbe il reiterato sfruttamento dei lavoratori.
«Turni massacranti e sopraffazioni continue – hanno spiegato in conferenza stampa il tenente colonnello Gianfranco Albanese e il maresciallo maggiore Fabrizio Notarnicola – un vero e proprio sistema di sfruttamento. Il fenomeno del caporalato e del lavoro nero sono una piaga molto attuale. La nostra opera di intelligence ha permesso di stroncare questo caso».
Sono stati scoperti 15 casi di sfruttamento accertati di cui 11 verso richiedenti asilo. Al ristorante sono stati notificati 76 mila euro di multa. Sono state controllate 28 posizioni lavorative. Tra queste 8 erano in nero e 15 presentavano irregolarità. L’imponibile omesso risulta di 606 mila euro, mentre l’evasione sui contributi è pari a 228 mila euro.
In prima linea anche l’Ispettorato territoriale del Lavoro.