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Carilo e Banca Adriatica, la fusione in Ubi è realtà

La Cassa di Risparmio di Loreto e l'ex Nuova Banca Marche saranno fuse per incorporazione in nel gruppo bancario lombardo. La nota ufficiale è di poco fa (17 ottobre). Gli effetti verso i terzi della fusione decorreranno dal 23 ottobre

La sede della Carilo di Loreto
La sede della Carilo di Loreto

LORETO – La fusione per incorporazione di Carilo e Banca Adriatica in Ubi banca è realtà.

La nota ufficiale è arrivata da Milano poco fa: «Ubi banca spa informa che, con riferimento al progetto che prevede la fusione per incorporazione nella capogruppo Ubi banca di Banca Adriatica spa, Banca Tirrenica, Banca Teatina, Carilo – Cassa di Risparmio di Loreto e Banca Federico del Vecchio, in data odierna, 17 ottobre, è stato iscritto presso i competenti Registri delle imprese l’atto di cui all’articolo 2504 del codice civile relativo alla fusione di Banca Adriatica e di Carilo nella capogruppo, stipulato in data 16 ottobre 2017 (l’atto di fusione)».

Gli effetti verso i terzi della fusione decorreranno dal 23 ottobre, data di efficacia e scadenza ultima dei termini, gli effetti contabili e fiscali invece dal primo di questo mese. Con effetto dalla data di efficacia saranno annullati il capitale sociale di Banca Adriatica e quello di Carilo. Tenuto conto che Banca Adriatica è detenuta al 100 per cento da Ubi banca, non saranno emesse azioni Ubi in dipendenza della fusione. Quella di Carilo comporterà invece l’emissione di 40mila e 640 azioni Ubi con godimento regolare da assegnare in concambio delle 64mila Carilo detenute dall’unico socio di minoranza, con un correlato aumento del capitale sociale di Ubi per 101mila e 600 euro. Non sono previsti conguagli in denaro in sede di concambio. Le nuove azioni Ubi banca al servizio della fusione di Carilo saranno messe a disposizione alla data di efficacia e, al pari di quelle già in circolazione al momento della loro emissione, saranno accentrate in regime di dematerializzazione presso Monte Titoli spa e quotate sul Mercato telematico azionario gestito da Borsa italiana.
«Il primo pensiero va alla possibile stretta occupazionale. Il nostro auspicio è che le operazioni di riorganizzazione non portino alla perdita di posti di lavoro – afferma Paolo Picchio, responsabile sindacale del mandamento per Confartigianato imprese della zona a sud di Ancona –. Il timore è che passi in sordina il rischio di un effetto restrittivo per il credito concesso alle imprese della Valmusone che si troveranno ad interloquire con un unico soggetto elargente».