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Carlo Urbani, obitorio aperto dai familiari dei defunti. Volpini: «I nodi vengono al pettine»

Situazione critica alla camera mortuaria dell'ospedale di Jesi, dove mancano necrofori. A lanciare l'allarme, il Tribunale per i diritti del malato e Cittadinanzattiva. Pasquale Liguori: «Noi crediamo che abbiamo toccato il fondo della vergogna»

L'ospedale "Carlo Urbani" di Jesi
L'ospedale "Carlo Urbani" di Jesi

JESI – Necrofori in numero insufficiente all’Ospedale Carlo Urbani di Jesi e chiavi dell’obitorio in mano ai parenti che nei festivi devono provvedere all’apertura e alla chiusura della camera mortuaria. A lanciare l’allarme, sono il Tribunale per i diritti del malato e Cittadinanzattiva preoccupati dall’eventuale possibilità che qualche familiare possa restare chiuso in obitorio. In obitorio sono presenti più salme contemporaneamente chi si accerta che prima della chiusura siano usciti tutti? Si interrogano dal Tribunale per i diritti del malato dove si domandano anche in caso di danno o di infortunio, a chi verrebbe imputata la responsabilità.

«Da domenica scorsa l’apertura e la chiusura dell’obitorio nelle ore serali e nei festivi e prefestivi viene incredibilmente fatta dai parenti dei defunti che devono recarsi in portineria, ritirare le chiavi dell’obitorio e poi riportarle dopo la chiusura – spiega il responsabile del Tribunale per i diritti del malato di Jesi, Pasquale Liguori -. Noi crediamo che abbiamo toccato il fondo della vergogna».

Intanto grazie anche all’intervento del Tribunale per i diritti del malato sembra sia stata superata la questione delle salme lasciate per ore nelle camere prima di essere trasferite in obitorio, in caso di decesso notturno. Sembra che l’Asur, fanno sapere dal Tribunale per i diritti del malato, abbia affidato l’incarico di trasferire le salme dai reparti all’obitorio a un’azienda esterna.

Una criticità che si era creata per la carenza di necrofori, non in grado, per numero insufficiente di garantire i turni. Una questione che era divenuta intollerabile secondo Liguori.

«Stanno venendo al pettine una serie di criticità dovute a politiche di forte ridimensionamento del personale legate a norme nazionali alle quali le regioni si sono adeguate e che hanno messo a dura prova e stanno mettendo a dura prova i servizi – commenta il presidente della IV Commissione Sanità regionale, Fabrizio Volpini – . La carenza non interessa solo i medici, ma ancora di più tutte le figure del comparto, come infermieri, tecnici, oss. Una situazione alla quale la Regione sta cercando di offrire soluzioni, ma colmare un gap così profondo non è semplice in poco tempo».