ANCONA – Gli appalti per le realizzazioni delle casette per i terremotati, le Sae (soluzioni abitative d’emergenza), sono finiti in una inchiesta della Procura che ha aperto un fascicolo per abuso d’ufficio. Quattro per ora gli indagati, tutti funzionari regionali, ma il filone sarebbe ben più ampio come anche i reati contestati. Su disposizione della procuratrice distrettuale antimafia facente funzioni Irene Bilotta, la guardia di finanza ieri ha già effettuato le prime perquisizioni in Regione e all’Erap e sequestrato supporti informatici e numerosa documentazione scritta. Il materiale ora verrà esaminato. All’opera il Nucleo di polizia economica e finanziaria, con il Gico, il gruppo d’investigazione specializzato nella criminalità organizzata. I finanzieri sono stati negli uffici della Protezione civile, quello del dirigente David Piccinini che è tra i quattro ad aver ricevuto l’avviso di garanzia, e poi in quelli dell’Erap di Ancona, dal responsabile Maurizio Urbinati, in piazza Salvo d’Acquisto. Perquisizioni e sequestri anche all’Erap di Macerata. I finanzieri hanno portati via scatoloni interi di documentazione degli ultimi due anni, a partire dal terremoto del 2016, e diversi apparecchi informatici come computer e chiavette. Le perquisizioni sono state effettuate anche nelle abitazioni degli indagati.
Piccinini ha già nominato un legale di fiducia, l’avvocato Alessandro Lucchetti che al momento non ha voluto rilasciare dichiarazioni. L’indagine riguarda tutte le Marche, i subappalti per le Sae, relativi ai comuni del cratere. Mira ad analizzare tutta la procedura che ha portato alla realizzazione dei moduli abitativi per le famiglie (le cui consegne sono quasi completate) che hanno perso la casa dopo l’ultimo sisma e che attendono la fase della ricostruzione. Si ipotizza infatti che siano stati commessi degli illeciti in odore di criminalità organizzata, irregolarità ancora tutte da accertare. La fornitura delle Sae nelle Marche era stata decisa in un accordo quadro nazionale e aveva riguardato il consorzio Arcale, rete di imprese toscane, emiliane e umbre che avevano già lavorato per altri terremoti. L’iscrizione nel registro degli indagati sarebbe di questi giorni, in concomitanza con le perquisizioni e i sequestri, ma l’indagine è partita circa un anno fa. La Procura avrebbe raccolto materiale, dietro direttive di controllo partite autonomamente a seguito di quanto successo con il terremoto de L’Aquila, sempre in materia di appalti, poi ha aperto il fascicolo ravvisando, almeno per i primi quattro iscritti, l’abuso di ufficio.
I segnali di un rischio di infiltrazioni mafiose nelle Marche, alla luce del post sisma, era stato già sottolineato dal procuratore generale della Corte d’Appello Sergio Sottani, alla vigilia dell’inaugurazione dell’anno giudiziario. «Dobbiamo stare attenti perché nelle Marche c’è ricchezza – aveva detto – e quando ci sono tanti soldi ci sono anche i soggetti mafiosi pronti ad infiltrarsi. Mafiosi per il sistema che utilizzano. Il rischio è sempre più concreto e ci sono già dei segnali». (leggi l’articolo).