OFFAGNA – «Quella famiglia non vive più da quando è morto il piccolo Amos, chiede giustizia. Finché la vicenda non si chiuderà è come se quel bambino non fosse stato sepolto». La posizione dei familiari nelle parole dell’avvocato Maurizia Alessandra Sacchi, legale della famiglia Guzzini assieme al collega Andrea Natalini, è chiara. A dover essere risarciti secondo il giudice sono la madre Maria Cristina Lucarelli, il padre Sandro, i due nonni e le sorelline Noemi e Ambra. La loro vita è totalmente cambiata.
Avrebbe dovuto compiere 27 anni Amos Guzzini, il bambino di 7 anni che il 9 giugno del 1997 cadde in uno strapiombo in via Martin Luther King a Offagna, il viso andò a finire sulla recinzione acuminata e da lì non vide più la luce. Un lutto troppo grande da poter descrivere per la famiglia e per l’intera città. I familiari hanno chiesto un maxi risarcimento al Comune di due milioni e 200mila euro. Il bilancio del borgo medievale però è di tre milioni, entrate correnti un milione e 600 mila. La vicenda giudiziaria è passata per le varie Corti fino alla condanna in sede civile e adesso, a maggio, ci sarà l’udienza di merito. Intanto il borgo è stato dichiarato in dissesto, il sindaco Stefano Gatto si è dimesso e in pochi mesi si sono succeduti due commissari prefettizi. Tutta la campagna elettorale, con un solo candidato ufficializzato a oggi, si giocherà senz’altro su questo aspetto, motivo del dissesto in cui è sprofondato il Comune.
«Il Comune aveva offerto per tutto, anche per le spese legali e le registrazioni della sentenza, 700mila euro – continua l’avvocato -. Uno schiaffo per la famiglia che non lo accetta. Prima che procedesse con il riequilibrio finanziario gli avevamo proposto di pagare il debito in dieci anni ma ha rifiutato». L’accusa che legali e famiglia rivolgono all’Amministrazione offagnese riguarda la malagestione del caso a livello economico: «La cifra è aumentata di un milione, perché si badi bene, all’inizio la richiesta era di 1 milione e 100mila euro, per i ritardi dell’Amministrazione comunale che tra l’altro non ha fatto un buon governo. Dal 1997 non ha mai accantonato un centesimo che potesse essere riconducibile all’evoluzione degli eventi così come li stiamo vivendo. Hanno rischiato. Avrebbero potuto cominciare a farlo anche nel 2003 quando c’è stata la prima sentenza di condanna».
Prima di dimettersi, il sindaco Gatto aveva detto che la sentenza civile è impossibile da risolvere e che il Comune non può sopportare quella cifra perché non ci sono aiuti da Regione e Stato.