PESARO – New Jersey sulla Siligata, i consiglieri di centrodestra Redaelli e Marchionni Pesaro chiede ad Anas (Azienda Nazionale Autonoma delle Strade, ndr.) di non ricorrere al Tar.
La storia è intricata. I lavori che prevedevano l’installazione di uno spartitraffico su un tratto di circa 3,8 chilometri, per un investimento complessivo di 1,6 milioni di euro, che doveva essere interrotto in corrispondenza del valico della Siligata. I residenti hanno evidenziato diverse criticità ed è nato anche il Comitato Consolare Flaminia che ha espresso vari dubbi sulla barriera, definita impattante per l’habitat della zona e pericolosa per l’attraversamento degli animali che possono essere un ostacolo per i veicoli e causa di incidenti. Poi lo stop della Soprintendenza e il consiglio comunale che ha comunicato la rimozione dello spartitraffico.
Il sindaco Ricci era intervenuto criticando il fatto che «il primo comitato di turno possa far perdere 1,6 milioni di investimenti per la sicurezza». Dopo lo stop della Soprintendenza, pochi giorni dopo sono iniziati i lavori per la rimozione dei new jersey.
I consiglieri Michele Redaelli (Forza Italia) e Andrea Marchionni (Lega) esprimono dubbi: «La notizia che l’Anas intende pervicacemente perseguire l’intenzione di ripristinare i new jersey appena tolti dal tratto delle Siligate sulla strada nazionale tra Pesaro e Cattolica, addirittura appellandosi al TAR, ci lascia perplessi.
Anas vuole contrastare in sede legale Soprintendenza, Comune, Ministero della Cultura e Provincia in un colpo solo – esordisce Redaelli – ma dimentica forse che così va anche contro i cittadini, i residenti i comitati e le molte associazioni intervenute in merito. Il comitato ha premuto in sinergia con questi enti per la rimozione dei new jersey, perché così come disposti da Anas non risolvevano i problemi di sicurezza e non erano compatibili con le esigenze e le peculiarità del territorio».
«Non si capisce il senso di questa pervicacia – conclude Marchionni – Non ci vogliamo certo sostituire ai tribunali competenti, ma i dirigenti Anas che hanno preso questa decisione di intraprendere una battaglia legale dovrebbero tenere ben presente che dietro alle istituzioni che hanno bocciato il progetto new jersey così impostato ci sono anche rappresentanti eletti che hanno tenuto conto sia delle regole sia della volontà popolare».