CASTELFIDARDO – Il “Jazz accordion festival” torna a Castelfidardo. La rassegna, nata da una costola del Premio internazionale della fisarmonica su intuizione dell’assessorato alla Cultura per ritagliare uno spazio dedicato alle vibrazioni jazz, continua il suo percorso di crescita. Quest’anno entra nel calendario della terza settimana di gennaio con un programma di sostanza che il direttore artistico Simone Zanchini non esita a definire unico nel suo genere. Tre serate diverse ad ingresso libero, con artisti diversi che provengono da mondi del jazz diversi ma parimenti espressivi e di alto livello.
L’apertura è affidata al Marchetti duo composto dal fisarmonicista Natalino Marchetti e dal sassofonista Simone Alessandrini, in scena venerdì 24 gennaio (alle 22) a La Centrale, locale di piazza Leopardi in pieno centro storico di recente riapertura. «Un progetto che funziona, un duo consolidato che suona musiche originali, un repertorio trasversale dal punto di vista stilistico fermo restando che Marchetti si connota per il linguaggio tipico di un jazz swingante dal fraseggio moderno, che costituisce la cifra del nostro Jaf», dice Zanchini.
Il concerto di punta è quello del sabato (25 gennaio) all’On stage club via Soprani alle 22 con un big di spessore internazionale, un improvvisatore puro quale il sardo Antonello Salis, un classe ’50 dall’energia e dalla vena creativa inesauribile: «Riportare a distanza di tempo Salis a Castelfidardo è un’operazione coraggiosa e stimolante per l’intero ambiente fisarmonicistico: una star che dà lustro alla rassegna confermandone il lignaggio, un musicista totale che usa lo strumento nel vero senso della parola per creare musica».
Nella giornata di domenica (26 gennaio) alle 18.30 all’On stage club si mantiene la tradizione di offrire il palco del Jaf all’artista italiano che si è messo in luce nella categoria Jazz al Premio internazionale di fisarmonica dello scorso settembre. Antonino De Luca, in versione quartetto con Leonardo Rosselli (sax), Luca Pecchia (chitarra) ed Emanuele Di Teodoro (basso), è una garanzia di classe, stile e bravura. Si distingue per il legame con il linguaggio be bop, rendendo omaggio a un maestro del genere come Frank Marocco, che per i jazzisti è una sorta di padre putativo.
«Il Jaf è un festival giovane e innovativo, cui stiamo imprimendo un’identità precisa senza concedere sconti sulla qualità artistica, mantenendo la dimensione intima e spontanea del jazz club e promuovendo con sempre maggior forza e convinzione l’after hour, le jam session che a fine concerto possono unire e far comunicare musicisti e spettatori in maniera estemporanea, vivendo un clima di festa e di condivisione», spiega il maestro Zanchini.
L’assessore alla Cultura Ruben Cittadini aggiunge: «Saranno tre giorni di grande musica jazz che fanno partire con il piede giusto il 2020, un anno ricco di importanti novità legate allo strumento a mantice, dal “Wow on bike” al trofeo mondiale per fisarmonica diatonica, dalla 45esima edizione del Pif passando finalmente attraverso la lente dell’Unesco».