CASTELFIDARDO – «Michele aveva il sogno di indossare la maglia rosa e lo ha realizzato. La Fondazione a lui intitolata ha un altro sogno: che nessuno muoia più sulla strada. Ci piace legare il suo nome ad iniziative costruttive come questa perché sulla sicurezza il verbo da coniugare è “fare” e non c’è nulla di meglio che educare i giovani a diventare campioni di civiltà». Queste le parole di Marco Scarponi al taglio del nastro della pista didattica che porta il nome del fratello, il campione scomparso il 22 aprile del 2017. L’evento si è svolto sabato 10. La struttura, in zona Companari, è stata voluta dall’amministrazione comunale (e polizia locale) grazie alla collaborazione della Fondazione Michele Scarponi. La ristrutturazione dell’impianto è stata finanziata dai proventi delle contravvenzioni.
La struttura è dotata di segnaletica orizzontale e verticale, tribuna e servizi, in cui gli studenti delle classi IV e V elementare e prima media degli istituti comprensivi locali ma anche dei Comuni limitrofi, potranno simulare in bicicletta percorsi, situazioni ed insidie reali. Questo sotto la guida per la parte tecnica degli istruttori della Superbike Bravi Platform team e degli agenti di Polizia Locale.
«Siamo orgogliosi di avere dato concretezza a questa brillante idea dedicandola ad un’atleta simbolo del territorio, coniugando il dovere delle Istituzioni a sensibilizzare le giovani generazioni su valori importanti, riqualificando nel contempo un’area ormai abbandonata che ora rivitalizza un piccolo quartiere. È un punto di partenza per stimolare sempre maggiore attenzione e far sì che la strada sia un luogo di vita e non di tragedie», ha detto il sindaco Roberto Ascani.
I numeri elencati da Marco Scarponi della Fondazione Michele Scarponi, accompagnato nell’occasione dalla mamma, sono eloquenti. «Ogni anno le vittime sono così tante che è come se scomparisse un paese di 3500 abitanti, ma in strada non vince chi arriva prima bensì chi rispetta le regole e il prossimo», ha detto. Un appello condiviso dal presidente dell’associazione vittime della strada Pietro Bonarini: «La libertà dell’uno non deve mai collidere con quella di un altro soggetto. Oggi le violazioni non si limitano all’alta velocità ma sono sempre più subdole: basti pensare che nelle scorse settimane su 92 controlli sono emerse 24 persone (1 su 4) alla guida in stato di ubriachezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti».
Tra i presenti, don Franco Saraceni, i vertici regionali e provinciali della Federazione ciclistica italiana, Lino Secchi e Tania Belvederesi, il comandante della Polizia Stradale di Ancona Alberto Giancarli, i rappresentanti dei Comuni di Filottrano e Camerano Giovanni Morresi e Costantino Renato.