CASTELFIDARDO – Il secondo bandoneon del grande Astor Piazzolla bambino torna a suonare dopo ottant’anni e lo farà al Premio internazionale della fisarmonica di Castelfidardo dal 28 settembre. Lo strumento del musicista, considerato tra i più importanti della seconda metà del ventesimo secolo, ha ripreso proprio vita nella culla della fisarmonica e degli strumenti musicali. A portare a Castelfidardo l’inestimabile gioiello, ricevuto in dono da Laura Escalada, vedova di Piazzolla, Antonio Spaccarotella, direttore artistico del Pif e della prima Accademia di musica al mondo dedicata al visionario compositore argentino, icona del tango.
L’artigiano Rodolfo Spadari
Utilizzato dal genio del tango ancora bambino per le sue prime composizioni, le note del bandoneon restaurato dall’artigiano fidardense Rodolfo Spadari riecheggeranno sul palco del Pif in programma tra meno di un mese. Spadari l’ha riportato a nuova vita «È stato davvero emozionante. Parlare di rimessa a nuovo è sicuramente una grossa parola perché con strumenti del genere bisogna andarci con i piedi di piombo. Sapere poi che fu del grande Piazzolla rende tutto più “difficile”», racconta. Lo strumento è datato 16 giugno 1921, ha quasi cent’anni.
«È molto particolare perché non ricalca le peculiarità degli strumenti moderni. Oltretutto quei bandoneon sono diversi l’uno dall’altro perché un tempo non se ne faceva una produzione eccessiva. La misura dello strumento di Piazzolla non è standard, ha alcune caratteristiche tecniche anomale per così dire perché è un po’ più piccolo. È sicuramente uno dei primi in assoluto, un “calco” da cui partire per realizzare quelli seguenti con più note».
Il bandoneon sarà esposto da metà settembre all’interno della sala Astor Piazzolla del Museo della fisarmonica di Castelfidardo, gioiello cittadino oggetto recente di restyling. La prima assoluta per l’antico e prezioso bandoneon che vanta un secolo di età, proprio come il suo proprietario di cui si celebra il centenario, è affidata alle mani di Cesare Chiacchieretta che accompagnerà nel concerto di Duettango la voce di Silvia Mezzanotte il primo ottobre. «Sono ormai trent’anni che eseguo riparazioni, è partito tutto da mio padre. Occorre esperienza per rimettere apposto strumenti simili – continua Spadari -. Non è stato particolarmente difficile il lavoro in questo caso. Aveva due tasti rotti ma siccome sono un accordatore mi sono premurato principalmente di farlo tornare a suonare come prima. Non l’ho stravolto per farlo andare bene: questi strumenti ti danno quello che la costruzione dà, non si possono mettere alla pari di quelli di oggi, sono stati fatti un secolo fa, hanno una timbrica particolare data dagli anni stessi». Lo strumento, racconta, nasce in Germania: «Lì veniva chiamato bandonion. I primi erano della fine dell’Ottocento. Molti pensano che sia l’Argentina ad avergli dato la natalità, dove è stato chiamato bandoneon e dove ovviamente c’è la grande tradizione del tango. Era stato fatto per la musica da chiesa, non per il tango o altro. Poi c’è stata l’evoluzione tramite Piazzolla e la sua musica».