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Cgil: «Rocca di Gradara non più a gestione statale, siamo preoccupati»

I sindacati si interrogano: «Una fondazione con a capo il Comune, ma ci sono anche privati: sarà efficiente come chiede il territorio?»

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Il castello di Gradara

GRADARA – Rocca di Gradara, i sindacati temono per la nuova gestione.
A lanciare l’allarme è la Cgil che fa sapere: «È proprio fresca la notizia della cessione della Rocca di Gradara, il sito più visitato delle Marche, a un organismo (Fondazione o Consorzio) che avrebbe a capo il Comune stesso di Gradara e tra i suoi partner il Mibact, che così si defilerebbe dall’evidentemente gravoso compito della gestione diretta. È altrettanto fresca la notizia che la Venaria Reale ha chiesto la cassa integrazione dei propri dipendenti e un po’ meno quella che la Fondazione del Museo Egizio ha chiesto aiuto allo Stato per poter pagare gli stipendi ai suoi dipendenti. Ovvero si decide di mandare in gestione indiretta parti importanti del patrimonio culturale a Fondazioni, Consorzi, con la partecipazione, e nei casi citati la gestione quasi esclusiva, dei privati e poi nel momento della crisi i privati si defilano e tocca alla Stato intervenire per garantirne la fruizione».

Per la Fp Cgil «la vicenda di grandi Fondazioni come la Venaria e l’Egizio dovrebbe quantomeno mettere sull’avviso e valutare con prudenza eventuali cessioni ad altri soggetti, invece l’operazione si ripropone, pari pari, nel caso della Rocca. Ed anche in questo caso l’incapacità gestionale, derivante dalla caduta esponenziale dei livelli occupazionali interni, diventa il pretesto per una operazione che ha evidentemente altre finalità in cui entrano chiari fattori di interessi localistici. Non c’è bisogno di essere dietrologi per comprendere che gli incassi e la massima fruibilità del sito sono elementi di grande interesse nelle dinamiche locali. Fruibilità che si è ridotta per la carenza degli organici e incassi che certo fanno gola al bilancio dell’ente locale, e sono recentissime le polemiche e le prese di posizione di sindaco, commercianti, per gli orari di apertura ridotti. Criticità a cui si aggiunge l’attuale crisi del turismo, con i suoi pesanti ed evidenti riflessi sull’economia locale. L’ulteriore elemento di clamorosa contraddizione che emerge è che la cessione di questo sito nulla c’entra con lo schema politico riorganizzativo imposto dalle riforme Franceschini».

Il sindacato chiude: «Hanno certo ragione i cittadini di Gradara a pretendere che la Rocca sia messa in condizione di essere fruita al massimo della sue potenzialità e siamo certi che vorranno che anche i loro pronipoti possano fruire di un monumento integro e ben conservato. Ma siamo sicuri che la rinuncia alla gestione statale del loro monumento più prestigioso possa portare dei vantaggi, al di là di quelli immediati? Non sarebbe più saggio pretendere che lo Stato faccia per intero il suo mestiere, garantendo al meglio la tutela e la fruizione del sito? Chi sono i privati potenzialmente interessati ad entrare nella gestione?
Invece si continua ad arretrare e a proporre logiche di frantumazione territoriale funzionali a tutt’altri scopi. Nulla di nuovo sotto il cielo, purtroppo. Vi terremo informati puntualmente sull’evoluzione di questa vicenda, esprimendo piena e fattiva solidarietà ai lavoratori della Rocca e dei Beni Culturali delle Marche».