FABRIANO – «Non riapriremo il cinema multisala Movieland di Fabriano. È antieconomico». È categorica la presa di posizione di Saverio Smeriglio, titolare della struttura fabrianese, all’interno del centro commerciale Il Gentile, chiusa dall’8 marzo scorso a seguito della pandemia da Covid-19.
Quattro sale da circa 200 posti ciascuna, una decina di dipendenti fra fissi e a chiamata. Un fiore all’occhiello per Fabriano, molto gettonata lungo tutta la settimana e in quasi tutti gli spettacoli. Smeriglio possiede anche una seconda struttura multisala ad Ancona, Cinema Goldoni, 6 sale e circa 800 posti complessivi, anche questa non aprirà da lunedì prossimo, 15 giugno, come da Dpcm firmato dal Premier, Giuseppe Conte.
«La teoria è una cosa, un’altra la pratica. Il Governo non ci ascolta e sta abbandonando la filiera – dice Smeriglio -. Non siamo in grado di riaprire, glielo abbiamo detto in modo compatto. Le prescrizioni non sono chiare, ma lasciate a libere interpretazioni. Non abbiamo ancora un protocollo specifico per colpa di un decreto fumoso. Inoltre, non abbiamo prodotto da far vedere ai nostri utenti perché la distribuzione ha deciso di far uscire i film in piattaforma, quindi il nostro prodotto è vecchio».
Dunque, film da proiettare già vecchi e magari usciti online. «Problemi ai quali si sommano i mancati aiuti. La cassa integrazione nella migliore delle ipotesi è in estremo ritardo. I nostri dipendenti stanno percependo in questi giorni le mensilità di aprile. Aprire con le prescrizioni, non del tutte chiare, diventa enti-economico. Rischiamo una capienza ridotta del 50%, se non maggiore. Per igienizzare la sala, dopo ogni spettacolo, ci vogliono circa 30 minuti, con conseguente riduzione del numero degli spettacoli. Igienizzare i servizi ogni volta che sono utilizzati. Non si capisce se il bar del cinema possa o meno restare aperto, non chiarendo quale sia la differenza con i pubblici esercizi esterni alla struttura. Insomma, ci sarebbe un aggravio di costi, anche per nuovo personale, che – sommato alla mancanza di prodotti nuovi da far vedere all’utenza – ci spinge a restare chiusi almeno fino a metà o fine agosto. Quando, cioè, ci aspettiamo che la distribuzione tornerà a offrire le anteprime», conferma Smeriglio.
E continua: «Perché non parlano con noi? Lanciare il messaggio che si può riaprire senza aiuti, significa scaricare le colpe su di noi. Per riaprire vorrei un’offerta cinematografica valida da offrire al pubblico, aiuti economici seri e puntuali, ma in realtà non me li aspetto per nulla. La cultura in Italia è sempre vessata e ritenuta come accessoria. Facciamo parte del consorzio Unici, primo a livello nazionale per numero di sale, e nell’ultima conference call avuta, tutti abbiamo espresso gli stessi dubbi e perplessità».
L’alternativa può essere il Drive-in? «Ma si sanno i costi? Almeno 15mila di allestimento, più spese per il personale e tutte le misure di sicurezza, con un prezzo politico di 5 euro a biglietto, e quando rientro dai costi?», l’amara constatazione finale.