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Nuovo caso di caporalato nelle Marche. Nominato amministratore giudiziario per impresa agricola

L'azienda nei terreni di Montelupone e Recanati sfruttava 62 braccianti facendoli lavorare in nero 7 giorni su 7 per 12 ore al giorno a 5 euro all'ora. Daniela Barbaresi, Cgil: «Potenziare l'attività di verifica e controllo»

CIVITANOVA MARCHE – Giornate lavorative di 7 giorni su 7 per 12 ore al giorno e solo 5 euro all’ora di paga. Nuovo caso di sfruttamento del lavoro nelle Marche. Dopo il caso di Pesaro, questa volta a balzare all’onore delle cronache per caporalato è un’azienda agricola proprietaria di terreni tra i comuni di Montelupone e Recanati, in provincia di Macerata. Per la prima volta nelle Marche è stato assegnato un amministratore giudiziario. A disporre il provvedimento nei confronti dell’azienda di proprietà di uno straniero, è stato il giudice per le indagini preliminari Claudio Bonifazi, nell’ambito di una azione di contrasto al caporalato. Il provvedimento è stato attuato su richiesta del Procuratore della Repubblica di Macerata Giovanni Giorgio. 

L’amministratore è stato assegnato in seguito alle indagini condotte dal Sostituto Procuratore Margherita Brunelli sulla base delle risultanze investigative del Nucleo Carabinieri Ispettorato del Lavoro di Macerata guidato dal maresciallo Martino Danilo Di Biase e dai colleghi della Compagnia Carabinieri di Civitanova Marche diretta dal tenente colonnello Enzo Marinelli. Nominato, per affiancare il titolare dell’impresa agricola nella sua gestione, un commercialista di Macerata, esperto in materia e iscritto all’Albo degli Amministratori Giudiziari, il quale dovrà garantire una adeguata condizione di lavoro ai dipendenti dell’azienda, conforme alle leggi.

Tra le violazioni accertate dai carabinieri che hanno iniziato a monitorare l’azienda a partire da fine agosto 2018, giornate lavorative non indicate sul Libro Unico del Lavoro e altre addirittura completamente in nero. A volte i braccianti restavano addirittura senza retribuzione e non c’erano giornate di riposo settimanale perché dovevano lavorare 7 giorni su 7 per soli 5 euro all’ora e per 12 ore al giorno, senza aver mai effettuato alcuna visita medica preventiva e senza alcuna formazione né informazione. Insomma un caso di violazione delle condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro, oltre che di sfruttamento.

I militari dell’Arma hanno eseguito una intensa e capillare attività di indagine nell’ambito della quale hanno riscontrato un andirivieni continuo di lavoratori impiegati come braccianti agricoli che erano presenti al lavoro dalla mattina fino al tardo pomeriggio e come se non bastasse tutti privi dei dispositivi di protezione individuale. Emblematico il fatto che si tratta di lavoratori tutti di nazionalità straniera, come il titolare dell’impresa agricola: uno straniero che di fatto sfruttava altri come lui spesso anche della sua stessa etnia.

Il 31 agosto 2018 il blitz dei carabinieri nei terreni del comune di Montelupone di proprietà dell’azienda che ha portato all’identificazione di 13 lavoratori, tutti richiedenti asilo politico e in possesso del permesso di soggiorno provvisorio, e tutti ospitati presso le strutture del Gus (Gruppo Umana Solidarietà) di Macerata che si occupa di accoglienza ai migranti. Nonostante i controlli dei militari dell’Arma il titolare ha proseguito nella sua attività di sfruttamento tanto da far partire a fine gennaio 2019 un nuovo controllo.

I carabinieri durante il controllo

L’importante operazione, svolta dai carabinieri della Compagnia di Civitanova Marche, con il personale dell’Ispettorato del Lavoro di Macerata, diretto da Fabrizia Sgattoni, ha permesso di identificare e fotosegnalare 62 lavoratori, tutti stranieri e senza un vero contratto di lavoro. La Procura di Macerata ha disposto il sequestro dell’azienda agricola e il controllo giudiziario tramite l’amministratore nominato.

Un fenomeno, quello dello sfruttamento del lavoro, sul quale il Prefetto di Macerata Iolanda Rolli ha posto grande attenzione fin dal suo insediamento e che come dimostra anche il caso pesarese di alcuni giorni fa non è circoscritto solo ad alcune località italiane ma è più diffuso di quanto si possa credere.

Il Comando dei Carabinieri per la Tutela del Lavoro, il più antico reparto speciale dell’Arma (fondato nel 1926), presente in Provincia con un suo nucleo inserito presso l’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Macerata, e il Comando provinciale di Macerata, proseguiranno nella loro azione di contrasto del fenomeno che in alcuni casi si radica in forme di criminalità strutturate.

IL PUNTO DI VISTA DEI SINDACATI
Sulla vicenda di è espressa la segretaria regionale di Cgil Daniela Barbaresi che ha posto l’accento sulla necessità di riservare «grande attenzione alle condizioni di vita e di lavoro». «La parcellizzazione del mondo del lavoro – ha dichiarato – crea un maggior rischio di incorrere in fenomeni di sfruttamento dei lavoratori, per questo è importante potenziare l’attività di verifica e controllo, ma per fare questo bisogna potenziare gli uffici deputati a queste attività». Una questione che riaccende i riflettori sulla necessità di bandire nuovi concorsi nella Pubblica Amministrazione dove gli organici sono esigui a causa dei pensionamenti ai quali non seguono nuove assunzioni. La Barbaresi ha auspicato che il nuovo Governo «ponga la dovuta attenzione al problema, servono maggiori controlli specie nelle Marche ricche di piccole imprese».

Un fenomeno sempre più diffuso, come spiega il segretario Cgil di Macerata Daniel Taddei che interessa non solo i settori classici come agricoltura ed edilizia, ma anche altri settori come logistica e distribuzione e che quindi «va assolutamente attenzionato. Non occorrono solamente più risorse, ma anche maggiori competenze e tempi più celeri negli istituti previsti alla prevenzione e alla repressione perché i lavoratori che aspettano soddisfazione non possono aspettare mesi o anni».