CIVITANOVA MARCHE- «Con i rincari oltre centomila euro di spese in più all’anno. Non possiamo accettare la richiesta di ridurre l’orario di pesca». Tempi duri anche e soprattutto per il settore ittico, dove a fare il punto è l’armatore Francesco Caldaroni, presidente delle Marinerie d’Italia e d’Europa.
Caldaroni, il caro carburanti continua a farsi sentire.
Di questo passo la pesca va al collasso. Con il mio motopeschereccio, che tra l’altro ha medie dimensioni, spendo circa 1500 euro al giorno solo per il gasolio, senza contare l’equipaggio. A bordo siamo in quattro e chiaramente bisogna preoccuparsi dei propri dipendenti. Ma i rincari hanno interessato tutto l’indotto. I costi sono triplicati anche per quanto riguarda le attrezzature per la pesca, come corde, cime, cavi e calamenti. A tutto ciò si aggiungano anche la gestione e la manutenzione delle barche.
È possibile fare una stima dei rincari?
Il conto è semplice: fino ad alcuni mesi fa pagavo intorno agli ottomila euro al mese per il carburante, adesso la cifra si aggira intorno ai 18 000 euro. Significa che alla fine dell’anno sono oltre centomila euro di spese in più da sostenere. Così i guadagni sono pari, tutt’al più di poco superiori. Poi c’è un altro problema molto importante.
Quale?
Lo Stato, su input europeo, chiede la riduzione dello sforzo di pesca. Si consideri che noi, al momento, peschiamo tre giorni a settimana e la richiesta attuale è di arrivare a due giorni e mezzo. Però paghiamo le tasse per cinque giorni lavorativi, pescando per così poco tempo non si guadagna nulla. Quando il pesce non c’è, la richiesta rimane e così si ricorre al prodotto importato. Ma così si fa in modo che il settore dell’importazione prenda il soppravvento su chi lavora con il fresco. Quando va in crisi la pesca, ne risente anche tutto l’indotto, come i mercati ittici e la ristorazione. Anche lo stesso Mercato deve affrontare delle spese fisse, come per la corrente elettrica. Se arriva meno pesce è chiaro che poi non c’è guadagno.
E i fermo pesca vengono pagati?
Nel decreto fermo del 2019 erano state chiarite le modalità di pagamento. Dal 2020, invece, è scomparso ogni riferimento alla retribuzione. Per questo non ho capito il senso dell’interrogazione parlamentare del Pd al Ministro Lollobrigida. Sono stati loro a eliminare le garanzie sui pagamenti.
Al nuovo Governo cosa chiedete?
Chiediamo di far luce su quella che consideriamo una grave speculazione sul caro carburanti e, in merito al fermo pesca, di non applicare ciò che L’Europa vuole. Ma siamo fiduciosi sull’operato futuro del neo esecutivo.
Il pesce in mare c’è?
Non vedo una crisi di prodotti come altri raccontano, anzi. Vado in mare da quando ero un ragazzino e non ho mai visto così tanti merluzzi. La sensazione è quando l’Ue prende certi provvedimenti voglia soltanto favorire qualcuno.