CIVITANOVA – In tanti sono scesi in piazza XX Settembre ieri sera – 27 ottobre – a Civitanova per manifestare contro il Dpcm di domenica firmato dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha imposto delle limitazioni ad alcune categorie.
«L’idea è nata domenica pomeriggio perché dopo l’ennesimo decreto è salita la rabbia di ciò che sta accadendo e la voglia di tornare a lavorare tutti i giorni come è nostro diritto e come recita la nostra Costituzione – spiegano gli organizzatori -. Parlando con i colleghi abbiamo compreso che tutti stiamo provando gli stessi sentimenti e siamo felici che il messaggio sia arrivato a molti perché qui ci sono ristoratori ma anche dipendenti, amici e commercianti di altri settori». Ieri erano infatti presenti anche i titolari di palestre, piscine e delle attività culturali.
«Sono una partita Iva e lavoro in un piccolo esercizio commerciale di Civitanova – ha aggiunto Beatrice Marinelli -. Siamo qui per dare sostegno a tutti i comparti duramente colpiti dall’ultimo Dpcm che, lo ricordiamo, è un atto amministrativo del presidente del Consiglio. Al contempo però l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro e se anche una sola famiglia della nostra comunità non ha più questo diritto tutta la cittadinanza si dovrebbe stringere intorno a quella famiglia per sostenerla. Queste iniziative stanno impoverendo il nostro Paese e stanno facendo soffrire le famiglie e noi ci dobbiamo civilmente e legalmente opporre. Lo Stato ha avuto mesi di tempo per programmare la questione sanitaria; le nostre attività lo hanno fatto sostenendo spese e mettendosi a norma e ora si trovano a essere chiuse totalmente o parziali e questo non è accettabile perché noi ci abbiamo messo la buona volontà. Ora facciamo loro ciò che devono. Noi vogliamo essere liberi di lavorare e portare avanti le nostre vite in modo dignitoso».
Al fianco dei cittadini, che hanno comunque ribadito l’importanza della salute e del rispetto delle norme anti-contagio, anche il sindaco Fabrizio Ciarapica con tutti gli assessore della Giunta civitanovese.
«Tutta la Giunta ha voluto essere fra i partecipanti della manifestazione svoltasi in piazza, come cittadini ancor prima che come amministratori – ha detto il sindaco della città costiera -. Abbiamo portato la solidarietà e la vicinanza nostra e della città agli imprenditori, ai lavoratori, alle famiglie che stanno subendo i maggiori disagi economici a seguito delle restrizioni emanate con i provvedimenti governativi per il contenimento del Covid-19».
«Ogni piazza che manifesta pacificamente e civilmente merita attenzione; abbiamo ascoltato gente disperata, la loro rabbia, le loro proteste, le loro preoccupazioni e le abbiamo condivise – ha proseguito il primo cittadino -. Siamo perfettamente consapevoli che stiamo vivendo la più terribile emergenza sanitaria e sociale del dopoguerra e che in questo momento non è facile tenere un equilibrio tra la grave crisi sanitaria e l’emergenza socio economica. Comprendiamo però le ragioni di chi sta vivendo una situazione pesantissima sul fronte lavorativo, vedendo tra l’altro vanificati gli sforzi messi in campo per garantire la prosecuzione in sicurezza delle attività».
«È giusto avere e rispettare regole per il contenimento del virus, ma non si può pensare di far pagare le conseguenze della pandemia solo a determinati settori economici e sociali perché considerati “sacrificabili” – ha sottolineato Ciarapica -. Questa gente è pronta a fare la sua parte di sacrifici perché conosce bene la gravità dell’emergenza, per rispetto dei morti e di tutto il personale sanitario impegnato in prima linea, ma chiede di essere messa in condizione di non chiudere definitivamente, magari trovando soluzioni condivise attraverso un percorso di ascolto e partecipazione».
«Ci auguriamo che tutte le categorie penalizzate dalle limitazioni o chiusure dal nuovo Dpcm, che erano già in forte sofferenza a seguito del lockdown, abbiano in tempi rapidissimi e senza troppi vincoli burocratici l’accredito dei ristori economici – ha concluso il primo cittadino -. Questo almeno ammortizzerebbe in parte i danni subiti e darebbe una prospettiva a chi oggi non vede futuro. Auspichiamo inoltre che, per non vanificare i sacrifici dei cittadini, lo Stato da parte sua metta in campo ogni sforzo per sanare le negligenze, i ritardi e le inefficienze della sanità, dei trasporti, della scuola, delle infrastrutture e della medicina del territorio perché non deve ricadere sempre tutto sui privati».