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Colli al Metauro, pistola carica nella buca delle lettere dopo un litigio. Un arresto

Aggredito da due connazionali, un albanese ha pensato di difendersi eventualmente con una revolver carica. Condannato a 1 anno e 10 mesi

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Le armi e le munizioni sequestrate

COLLI AL METAURO – Una pistola carica nella buca delle lettere, un litigio tra connazionali alla base di tutto.

I carabinieri della Stazione di Colli al Metauro hanno arrestato per detenzione illegale di armi clandestine un operaio albanese di 43 anni, residente da quasi vent’anni nella frazione Calcinelli di Colli al Metauro.

Erano circa le sei di sabato pomeriggio, 21 dicembre, quando è arrivata una chiamata al 112 dal proprietario di un appartamento di un condominio della frazione Calcinelli, che ha riferito di aver notato una pistola a tamburo tipo revolver, con matricola solo parzialmente leggibile ma perfettamente funzionante, all’interno di una cassetta postale del palazzo con lo sportellino aperto.

Immediato l’intervento dei militari della Stazione che effettivamente hanno subito constatato la presenza dell’arma e soprattutto il particolare che il tamburo era completamente carico con 5 proiettili calibro 380, e che il cane risultava armato, quindi bastava premere il grilletto affinchè l’arma sparasse. I militari quindi, dopo aver messo in sicurezza l’arma, hanno iniziato i primi accertamenti: la cassetta postale è subito risultata abbinata ad un condomino non abitante da tempo nel palazzo, quindi non vi era nessuna correlazione tra l’arma e la cassetta postale.

Nel pomeriggio però sempre i militari erano stati allertati per un diverbio tra cittadini albanesi in via Flaminia con reciproci danneggiamenti di autovetture; giunti sul posto però i militari non avevano trovato il richiedente e alcuna denuncia era stata sporta in merito.

Il particolare però non è risultato di poco conto: uno degli albanesi guarda caso è risultato residente nello stesso condominio dove è stata rinvenuta la pistola. Ancora poco però per dimostrare la paternità dell’arma. L’operaio è stato subito ascoltato dai militari e benchè abbia ammesso la lite, non ha fornito alcun particolare circa l’arma rinvenuta.

Immediata, dopo l’interrogatorio, la perquisizione domiciliare nell’abitazione di residenza. In una cassettiera porta utensili del suo garage i militari hanno trovato un’altra pistola sempre a tamburo tipo revolver, priva di marca e matricola (quindi di fatto da considerarsi clandestina) anche questa perfettamente funzionante. Insieme all’arma anche 48 cartucce calibro 22 e una calibro 7,65. Sempre nel garage sono state trovate altre due pistole a gas e relativo munizionamento a salve, materiale questo di libera vendita.

È a questo punto che l’operaio albanese è crollato fornendo la versione completa dei fatti e ammettendo la paternità di entrambe le pistole: il diverbio con i suoi due connazionali era nato per la richiesta avanzata loro di restituzione di 50 euro, quale credito vantato dall’operaio nei loro confronti. Sono seguite due diverse aggressioni, avvenute sempre nella giornata di sabato, nella mattinata e nel primo pomeriggio, in occasione delle quali l’operaio albanese, anche perché solo contro due, aveva riportato anche lesioni. E’ a questo punto che ha pensato bene di prendere uno dei due revolver che aveva in garage e di riporlo nella cassetta postale in modo da poterla usare contro i connazionali qualora fossero tornati ad aggredirlo.

I militari, viste le evidenze riscontrate, lo hanno arrestato. Le risultanze dell’attività d’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica di Pesaro dal pm Silvia Cecchi, sono state vagliate dal Giudice nell’udienza di convalida.

I carabinieri di Colli al Metauro con le armi sequestrate

Il cittadino albanese ha dichiarato al Giudice di aver trovato le due pistole e le munizioni 7 – 8 anni fa, durante dei lavori edili in un cantiere di Pesaro e che inizialmente era sua intenzione incontrare i due connazionali con la pistola indosso, prima di ripensarci e riporla pronta all’uso nella cassetta postale.

Detenzione abusiva di armi, di cui una clandestina, detenzione illegale di munizionamento per arma da fuoco, ricettazione delle armi rinvenute, queste le accuse portate avanti dal P.M. in udienza.

L’operaio edile è stato condannato, su patteggiamento, complessivamente alla pena di 1 anno e 10 mesi di reclusione e a 3.000 euro di multa. Confiscate le armi e le munizioni, per i quali il Giudice ha disposto la distruzione.

Sono tuttora in corso indagini per verificare l’esatta provenienza delle armi e il loro eventuale utilizzo in altri fatti-reato.

Un intervento tempestivo e particolarmente incisivo quello dei carabinieri di Colli al Metauro, che ha di fatto evitato che la situazione potesse degenerare irrimediabilmente.