ANCONA – Commercio in caduta libera nelle Marche, in un anno si è persa un’impresa al giorno. Crescono solo i ristoranti. A riferirlo un’indagine condotta dal Centro Studi Cna Marche. «Siamo molto preoccupati per le difficoltà che stanno attraversando gli imprenditori del commercio e per le famiglie che vedono ridotto il loro potere di acquisto – afferma Andrea Riccardi, responsabile provinciale Cna Commercio e Turismo –. I numeri confermano il nostro stato d’animo: se prendiamo in esame l’anno appena trascorso, nelle Marche il commercio al dettaglio è diminuito dell’1,5%, quello all’ingrosso dello 0,6%. Leggero aumento solo nella ristorazione: 0,3%. In termini reali, confrontando il numero di imprese attive, in un anno, nel commercio al dettaglio e all’ingrosso, su tutto il territorio regionale si sono perse 355 imprese, quasi una al giorno».
Entrando nel dettaglio, nella provincia di Ancona, il settore legato alla ricettività alberghiera e alla ristorazione segna un trend positivo (+2,6%) e una variazione significativamente superiore a quella registrata per lo stesso settore nel territorio regionale (+0,6%). Confrontando l’intero 2016, l’andamento del settore attività dei servizi di alloggio e di ristorazione cresce di 65 imprese attive. Le imprese nel settore delle attività artistiche, sportive, di intrattenimento, crescono nella provincia di 24 unità (+4,3% contro lo 0,9% rilevato nell’intero territorio regionale).
«Ad Ancona si registra la situazione più strana: il commercio al dettaglio si riduce del 2,1%, mentre la ristorazione e l’alloggio salgono del 5,7%. A Senigallia il commercio al dettaglio segna un pareggio (nel 2016 il numero delle imprese attive è uguale a quello del 2015: 701), mentre la ristorazione e l’alloggio salgono del 2%; a Jesi il commercio al dettaglio sale del 2%, mentre la ristorazione e l’aggio del 4,1%» spiega Ricciardi. Secondo la Cna le istituzioni nazionali devono varare politiche per rilanciare i consumi, allentare la stretta burocratica e contribuire a migliorare l’accesso al credito, mentre a livello locale si devono trovare le modalità per incentivare i giovani ad avviare attività innovative e aiutare chi fa impresa a reggere l’urto di una crisi che ha stravolto l’intero Paese.
«Da questi dati si vede come il tessuto di imprese della provincia di Ancona abbia intrapreso un moderato processo di riorganizzazione a favore di un terziario meno orientato al commercio tradizionale, ma più aperto al turismo, alla ristorazione, all’intrattenimento, all’informazione e alla comunicazione- afferma Gabriele Di Ferdinando del Centro Studi Cna -. Auspichiamo che a tali dinamiche si affianchino politiche di riqualificazione urbana che possano favorire il sistema dell’accoglienza delle nostre città e il loro ripopolamento commerciale. Le trasformazioni della società comportano altrettante modificazioni nel commercio e nel rapporto tra consumatore e offerta. La distribuzione commerciale sta vivendo una fase di grandi mutamenti con un’esigenza di competitività dell’intero sistema e una migliore sintonia tra offerta di servizi e nuovi stili di vita. In questo senso la crescita delle attività e degli eventi artistici e ricreativi può risultare fondamentale per restituire alle realtà urbane l’attrattività e la competitività nei confronti dei centri commerciali della grande distribuzione».