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Condannato per stalking, Jurgen Mazzoni tradito dalla scelta delle cabine telefoniche

È quanto emerge dalle motivazioni della sentenza di primo grado, uscite in questi giorni, con cui il 42enne è stato condannato a tre anni e sei mesi per aver perseguitato una 24enne. La localizzazione in luoghi a lui significativi, una anche in prossimità della moglie morta, da cui faceva partire gli sms, insieme a post su Facebook e alla corrispondenza con la vittima, hanno portato alla colpevolezza dell'uxoricida, noto alle cronache per l'omicidio della moglie

Jurgen Mazzoni
Jurgen Mazzoni

SENIGALLIA – Sceglieva cabine telefoniche in luoghi a lui significativi per inviare i messaggi molesti e di minacce alla sua vittima. Una era anche in prossimità del ritrovamento della moglie morta. La precisa localizzazione insieme ad una fitta corrispondenza tra l’imputato e la sua vittima, una 24enne del posto, archiviate sul cellulare di lei, e ai post pubblicati sul suo profilo Facebook sono stati tra gli elementi determinanti che hanno portato l’uxoricida Jurgen Mazzoni alla condanna per stalking aggravato (leggi l’articolo). Emerge dalle motivazioni uscite nei giorni scorsi della sentenza di primo grado del 28 maggio, giorno del compleanno di Mazzoni, e che ha portato ad una condanna di tre anni e sei mesi per il 42enne già noto alle cronache per il delitto della moglie Federica Gambardella, morta strangolata nel 2002. Scontata quella condanna Mazzoni era stato arrestato di nuovo per aver perseguitato, dal 2016 fino allo scorso anno, una 24enne con la quale aveva iniziato un rapporto di amicizia. Nelle quasi 30 pagine del giudice Elisa Matricardi l’imputato si tradisce anche nelle intercettazioni ambientali, quando la polizia ormai gli sta addosso e la 24enne l’ho ha denunciato per gli atti persecutori. Una è all’interno della sua auto, parla da solo ad alta voce, della vittima e della famiglia. Facendo il nome della 24enne dice: «I genitori li ammazzo tutti e due».

Tra gli elementi probatori ritenuti importanti per arrivare alla condanna c’è anche l’audio di una telefonata tra il padre della vittima e Mazzoni. Il genitore della 24enne aveva provato a dirgli di lasciar stare la figlia ma la sua reazione aggrava la posizione del 42enne. E ancora Mazzoni durante l’abbreviato, nella sua testimonianza, ammette le due lettere minatorie inviate alla vittima e ai familiari. Nella scrittura ci sono anche errori di grafia che Mazzoni era solito commettere quando scriveva alla ragazza, ai tempi iniziali della loro amicizia. «I predetti elementi di prova orale e documentale – riporta la sentenza – inseriti in una visione unitaria contribuiscono a formare un quadro probatorio di sicura gravità, precisione e concordanza a carico del Mazzoni. Era sicuramente lui l’autore delle descritte condotte vessatorie, dei danneggiamenti e degli incendi». Sulla testimonianza della ragazza il giudice non ha avuto nulla da eccepire. «La narrazione dei fatti è puntuale, coerente sugli aspetti della vicenda – viene riportato sempre nella sentenza – non c’è astio nei confronti dell’imputato. Le dichiarazioni appaiono intrinsecamente credibili». Mazzoni rischia un altro processo per i danneggiamenti alle vetture della famiglia della vittima e gli incendi alle stesse avvenuti nell’ambito dello stalking. Per quegli episodi la Procura, che aveva avviato un procedimento a parte, ha chiuso recentemente le indagini.