JESI – Contenzioso amaro per il Comune, costretto a tirar fuori 400 mila euro. E l’amministrazione sbotta: «Altra vicenda che si trascina da decenni senza che, a suo tempo, fosse stato previsto il prudenziale accantonamento».
La sentenza del Consiglio di Stato è relativa al mancato esproprio di un’area privata occupata per realizzarci il prolungamento di viale della Vittoria fino al viadotto di Monte Tabor, vale a dire la “strozzatura” di via Cupramontana all’incrocio con Viale Cavallotti. Una occupazione di suolo privato effettuata negli anni ‘80, ma mai formalizzata con atto di esproprio né tantomeno risarcita al proprietario.
I fatti. «A quel tempo il Comune, per garantire il passaggio della strada, decise di espropriare ad un privato l’area dove insisteva il suo garage e una parte del giardino – riferisce il Comune -. Tutto spianato ed asfaltato con un piccolo particolare: l’occupazione avvenne senza formalizzare l’esproprio. Insomma il Comune autorizzò una ditta ad entrare nella proprietà privata, buttare giù garage e giardino, asfaltare tutto e andarsene con un “arrivederci e grazie”. Ne è seguita una lunga interlocuzione con i proprietari fino al 2008 quando gli stessi accettarono una proposta di transazione dell’Amministrazione comunale del tempo per circa 180 mila euro. Ma anche allora non si concretizzò alcunché, dal momento che l’Agenzia del Territorio ritenne troppo alto il valore. Ne è seguita l’inevitabile causa partita nel 2010 e conclusa al Tar prima e al Consiglio di Stato dopo dove, in entrambi i gradi di giudizio, è stato riconosciuto al proprietario non solo il valore del bene espropriato, ma anche il risarcimento per gli oltre 30 anni in cui non ne hanno potuto godere essendoci stata costruita sopra la strada». Per la realizzazione di quel tratto di strada, il Comune aveva anche acquistato il 50% di un altro edificio attiguo, senza poi dar seguito all’ampliamento previsto.
«La superficialità di chi ha guidato il Comune prima del nostro arrivo – ha sottolineato al riguardo il sindaco Massimo Bacci – è davvero disarmante. In questi anni avevamo già dovuto sottrarre dalle scarse risorse comunali oltre 3 milioni di euro per contenziosi ereditati, dato che mai una volta l’Amministrazione coinvolta aveva previsto il prudenziale accantonamento che una corretta gestione finanziaria avrebbe richiesto, lasciando in eredità a qualcun altro il compito di trovare le risorse. Ora altri 400 mila euro da pagare per gravi inadempimenti e colpe altrui. Ed è veramente incredibile che oggi, proprio coloro che hanno governato questa città in quegli anni, che ci hanno lasciato in successione una montagna di debiti di cui una parte significativa fuori bilancio e costretto a fare i salti mortali per evitare un quasi certo dissesto finanziario, abbiano il coraggio di dare giudizi negativi sull’attuale bilancio e sulla gestione delle risorse comunali. Complessivamente 3,4 milioni che sono volati via, che avremmo potuto utilizzare per manutenere la città, magari intervenendo in un altro edificio scolastico visto che, prima di noi, della sicurezza dei nostri ragazzi mai nessuno si era interessato».