Ascoli Piceno-Fermo

Contratti da rinnovare e indennità covid: l’assemblea dei sindaci non risolve i problemi della sanità picena

All'incontro in cui si dovevano discutere problematiche importanti riguardanti i nodi della sanità picena, hanno partecipato soltanto 13 primi cittadini. Assente l'assessore regionale Saltamartini

L'assemblea dei sindaci del Piceno

ASCOLI – Un autentico flop. Non può essere definita diversamente l’assemblea dei sindaci convocata, sul tema della sanità, dal presidente della Provincia di Ascoli, Sergio Loggi. All’incontro, ieri (23 febbraio), hanno partecipato solo 13 dei 33 primi cittadini del Piceno. Assenti anche l’assessore regionale Filippo Saltamartini e Vania Carignani, commissario straordinario dell’Ast. Insomma, mancavano personaggi illustri e questo ha mandato su tutte le furie le organizzazioni sindacali che, invece, hanno regolarmente preso parte all’appuntamento. All’assemblea, infatti, si dovevano discutere problematiche importanti riguardanti i nodi della sanità picena, ma non è stato raggiunto il numero legale per presentare alla Regione le necessarie proposte.

La polemica

«In ogni caso, dal confronto tra i presenti, sono emerse le tantissime criticità del sistema sanitario, acuite dallo scioglimento dell’Asur e dalla costituzione, dallo scorso primo gennaio, delle nuove cinque Ast, ovvero Aziende Sanitarie Territoriali, con autonoma personalità giuridica – spiegano i rappresentanti delle associazioni sindacali -. Da parte nostra, abbiamo esposto l’inaccettabile discriminazione perpetrata in danno al territorio Piceno nel momento in cui Asur Marche, il giorno prima di lasciare il posto alle Ast, ha determinato di incrementare, con diversi milioni di euro, gli stanziamenti per le assunzioni di personale nelle quattro Province marchigiane mentre per Ascoli Piceno è stato stabilito un taglio pari ad oltre un milione e 800mila euro. Tale sconcertante scelta comporterà una sostanziale riduzione della dotazione organica del servizio sanitario pubblico locale nonché impedirà il rinnovo di circa 250 contratti a tempo determinato di operatori sanitari, tecnici ed amministrativi con il conseguente accorpamento di specializzazioni se non, più verosimilmente, la chiusura di intere unità operative a vantaggio della sanità privata, già massicciamente presente nel territorio Piceno».

L’emergenza

«Per di più – proseguono le organizzazioni sindacali (ovvero Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl, Ugl Salute e Fials) -, i lavoratori del Piceno debbono altresì subire un’inaccettabile ingiustizia quale quella di ricevere un salario accessorio macroscopicamente sottodimensionato rispetto alle reali necessità, al punto da impedire il pagamento di tutte le indennità contrattuali come avvenuto nel 2021, per il quale mancano tuttora circa 500mila euro e nel 2022 per il quale non si conosce neppure il dato preciso dello splafonamento del fondo. Su tutto questo, la Regione Marche e l’Ast tacciono. Contestualmente, l’attuale conduzione dell’Ast sta di fatto aggravando ancor di più le condizioni ambientali con scelte che sono tutte a svantaggio dei lavoratori: questi non solo non hanno ancora percepito le risorse aggiuntive covid, ma neppure il pagamento di istituti sanciti dal contratto nazionale di lavoro quale ad esempio il riconoscimento dei tempi di vestizione e consegna. Sebbene, infatti, a fine 2022 era stato sottoscritto unitariamente con la precedente direzione un accordo per la liquidazione di quanto maturato e mai riscosso negli ultimi cinque anni, la commissaria straordinaria non ha ancora dato seguito al riconoscimento di quei crediti senza specificare alcuna motivazione».