FABRIANO – Ha fatto tappa a Fabriano, oggi, 3 dicembre, l’iniziativa sull’agricoltura organizzata dalla Cia-Agricoltori italiani dal tema “Il Paese che vogliamo”. Si tratta del quarto appuntamento interregionale che coinvolge le Marche, il Lazio, l’Abbruzzo, l’Umbria e il Molise, dedicato a “Rivivere l’Appennino”.
La manifestazione si è aperta alle 9:30 all’interno dei locali della Biblioteca Sassi di Fabriano con l’avvio dei tavoli tematici dedicati ai cinque asset individuati dalla Cia: infrastrutture, governo del territorio, filiere a vocazione territoriale, sistemi di gestione della fauna selvatica, enti locali e politiche europee. A confronto con l’associazione di Categoria, i rappresentanti nazionali e locali di Enti e Istituzioni, oltre a tecnici ed esperti dei vari settori dell’economia e della società che interagiscono con il territorio.
Alle 12:30, si è svolta la riunione dei coordinatori dei tavoli tematici per l’elaborazione del documento di sintesi che è stato, quindi, illustrato nel pomeriggio nel corso di una tavola rotonda sull’agricoltura che ha preso il via alle 15 all’Oratorio della Carità di Fabriano. A confrontarsi sui risultati elaborati nei tavoli e presentati da Mirella Gattari, presidente Cia Marche, sono stati il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli; il sindaco di Fabriano, Gabriele Santarelli, il sindaco di Castelsantangelo sul Nera, Mauro Falcucci; il presidente di Simonelli Group, Nando Ottavi; il presidente Uncem, Marco Bussone; il presidente della Camera di Commercio delle Marche, Gino Sabatini. In chiusura, l’intervento di Dino Scanavino, presidente nazionale Cia-Agricoltori Italiani. Mentre ha dato forfait il ministro per il Sud e la Coesione territoriale, Giuseppe Provenzano, impegnato in altri appuntamenti istituzionali.
I vertici della Cia hanno evidenziato come la parola chiave scaturita dai tavoli tematici sia stata “sinergia”, declinata in varie sfaccettature: di sistema con il riconoscimento del ruolo dell’agricoltura; tra agroalimentare e ristorazione e mense; con il turismo balneare anche risolvendo il gap infrastrutturale. Ancora, favorire percorsi di fiscalità agevolata per rilanciare le filiere territoriali e attuare normative ancora in sospeso; Ricambio generazionale e puntare sull’innovazione per ridurre l’insostenibilità dei costi produttivi; Riconoscimento ruolo agricoltore quale custode del territorio; Incentivare laboratori di trasformazione anche condivisi; Recupero attraverso incentivi del patrimonio edilizio abbandonato sia rurale che urbano con un censimento ad hoc per individuare scopi d’uso degli immobili abbandonati; Tecnologie informatiche che devono essere rilanciate, come la banda larga.
«Chiaramente, occorre ridurre la distanza tra istituzioni comunitarie e aree interne, restituire centralità al ruolo delle aree interne all’interno della prossima programmazione UE puntando sulle funzioni degli agricoltori quali manutentori e gestori del territorio, prestare attenzione alle aree interne nella distribuzione dei collegi elettorali al fine di dare rappresentanza ad esse e riequilibrare il rapporto rispetto alle aree urbani. Infine, Legge quadro nazionale sull’appennino con specificità aree interne e valorizzare meglio la legge sui piccoli comuni», hanno ribadito, i vertici della Cia regionale e nazionale, Mirella Gattari e Dino Scanavino.
Il presidente della Regione Marche, Luca Ceriscioli, ha puntato il proprio intervento su due pilastri. Il primo, legato alla ricostruzione post-sisma. «Vengo ora da Bolognola dove si è inaugurata un’ennesima opera pubblica, nonché due privati che hanno riqualificato le strutture, ma non è l’eccezione che fa la regola. La regola ha bisogno ancora di semplificazioni, soprattutto per la ricostruzione sia pubblica che privata, e la conferma del personale che lavora all’USR. È quello che abbiamo chiesto al presidente Giuseppe Conte che ha scelto in prima persona di prendersi il ruolo nel Governo. Ed è importante che colga l’opportunità di questo Decreto prima che si completi la fase di conversione, altrimenti restiamo come eravamo prima, con una lentezza sempre più inaccettabile, perché man mano che gli anni passano, diventa sempre meno comprensibile il fatto che non si metta, con determinazione, mano agli strumenti che servono a noi per ricostruire. Il Premier Conte non ha risposto alla mia lettera, però ha risposto la Corte Costituzionale con una sentenza che ha stabilito in maniera molto chiara il ruolo delle Regioni dentro alla ricostruzione. Il precedente Governo aveva tolto l’intesa dalle ordinanze. Era già una situazione, chiamiamola, anomala perché di solito i commissari sono i presidenti o i sindaci a seconda del livello di danni. Non essere noi e addirittura aver tolto l’intesa, era un segno molto negativo. Quello che vorremmo, è un ascolto che non parli solo dell’intesa formale, ma un ascolto sostanziale delle cose che diciamo. Insomma, la Corte Costituzionale ha detto, ascoltate la Regione».
Il Governatore marchigiano, infine, ha evidenziato il ruolo dell’agricoltura per il rilancio dell’Appennino, come secondo pilastro del suo intervento. «Una dimensione dell’economia di questa parte del territorio è sicuramente l’agricoltura che ha bisogno di essere irrobustita attraverso la creazione di filiere che permettano di avere valore aggiunto rispetto alle attività che si svolgono e che scopra sempre di più le vocazioni legate al proprio territorio. In realtà, sono già tante le misure che vanno in questo verso, tutto quello che si può fare per rendere ancora più agevole questa parte dell’economia, aiuta l’intero sistema. Lavorare per non spopolare le aree interne e permettere alle persone di restare. Da parte nostra, oltre le risorse aggiuntive per le aree del sisma e per quelle interne già attivate, confermiamo la volontà di continuare a investire in quella parte della regione, l’entroterra, che più soffre sotto il profilo economico».
È notizia di pochi giorni fa, «l’incontro con il ministro Provenzano che da gennaio ci permetterà di allargare il progetto delle aree interne alle due ancora non riconosciute: Fermano e Monte Feltro-Alta Valle del Metauro. Sono in tutto 27 Comuni che entreranno dentro questo progetto andando a completare una corona estesa di realtà che possono godere di questi benefici». L’agricoltura, ha concluso, «è il motore di queste aree. Si affianca efficacemente al turismo perché favorisce attività che sfruttano la vocazione del territorio, creando occupazione e opportunità per rimanere».