ANCONA – Far ripartire al più presto le imprese edili e anticipare la cassa integrazione per i lavoratori del settore che rischiano di restare senza stipendio a metà aprile. È quanto chiede il segretario regionale di Fillea Cgil, Daniele Boccetti dopo il blocco delle attività produttive imposto per limitare la diffusione dell’epidemia di Coronavirus che ha portato alla paralisi di oltre il 95% delle imprese marchigiane del settore costruzioni e che coinvolge oltre 20 mila lavoratori della nostra regione.
«Si è venuto a creare un problema salariale molto serio – osserva il sindacalista – perché le aziende che hanno chiesto la cassa integrazione non la anticipano e i lavoratori devono aspettare che arrivi dallo Stato ma con tempi abbastanza lunghi». Il rischio, secondo Boccetti è che i lavoratori prima di fine aprile non vengano a prendere la cassa integrazione con conseguenze pesanti sull’economia delle loro famiglie. «In Italia ci sono fra gli 8-9 milioni di italiani che il 15 aprile non prenderanno lo stipendio, una situazione che dovrebbe far riflettere seriamente» prosegue il sindacalista.
Per questo Fillea Cgil ha avanzato una serie di proposte per far ripartire il settore. Fra queste quella di riconvertire 1000 condomini dal punto di vista energetico entro il 2025 e di sbloccare 1 miliardo d’investimenti per le Marche. Una proposta condivisa con Legambiente che in numeri significherebbe: oltre 10 mila posti di lavoro diretti, oltre 1 miliardo di investimenti diretti e indiretti, 30 milioni di entrate per le casse previdenziali, un risparmio per le famiglie in bollette di circa 620 euro l’anno ad alloggio, un aumento dei valori immobiliari stimato tra un +5% e un +15%, mentre per l’ambiente comporterebbe una riduzione delle emissioni di CO2 e un taglio dei consumi di gas.
Secondo Boccetti occorre puntare su lavoro, materiali, filiere di qualità nel rispetto dell’ambiente e dei diritti, evitando di elaborare una serie di norme, ordinanze, intrecciate e pasticciate, per far arrivare subito più soldi alle imprese e deregolamentare un mercato che è già estremamente delicato. «Buono lo spirito dell’ultima ordinanza – osserva – che prevede la possibilità di pagare aziende e professionisti anche per lavori non perfezionati causa Covid-19, grave il non aver previsto che con i soldi anticipati dallo Stato si paghino prima i dipendenti e magari si anticipi la cassa integrazione. Importante aver colto il problema delle imprese, andava specificatamente considerato anche quello salariale più generale destinato ad esplodere nelle prossime settimane. Non è difficile immaginare che un’azienda medio piccola, in momento di grande incertezza, preferisca “fare riserve o mettere fieno in cascina” piuttosto che pagare dipendenti e oneri sociali, non è un caso che alcune forze politiche già da ora stiano parlando di condono fiscale ed edilizio tombale, supercommissari e rivisitazione completa delle regole».
Un settore già profondamente colpito, quello delle costruzioni che dopo gli anni di profonda crisi si stava appena riprendendo sulla scia della ricostruzione post sisma. A preoccupare gli imprenditori edili, spiega Fabio Fiori, titolare dell’azienda edile Fiori di Sassoferrato e presidente Ance Ancona associazione nazionale costruttori edili), è che «sul Cura Italia se un lavoratore si ammala di Covid-19 viene equiparato ad un infortunio sul lavoro, ma questo per noi è molto grave e pesante: come si fa a dimostrare che il lavoratore è stato contagiato sul luogo di lavoro e non da un altra parte? E poi ci sono delle responsabilità civili e penali molto importanti. Questo è molto penalizzante per le imprese».
In provincia di Ancona sono oltre 2 mila i lavoratori interessati fra dipendenti e artigiani, ma dietro c’è anche tutta una filiera fatta di professionisti (geometri, ingegneri, architetti), rivendite, falegnami, idraulici, elettricisti ed altre aziende.
Secondo Fiori i due decreti approntati dallo Stato, Cura Italia e Liquidità, intervengono solo sulle piccole imprese sotto i due milioni di euro di fatturato, mentre per chi è sopra questa quota, pagamenti e contributi non sono stati sospesi, ma solo posticipati di qualche giorno.
«I decreti non spiegano quali sono i parametri e da una prima valutazione non vediamo aiuti per le imprese di dimensioni medio-grandi – osserva -. Il rischio per noi è che venga a mancare liquidità, perché ci troviamo con le pubbliche amministrazioni in smart working che stanno lavorando più lentamente e noi non stiamo incassando nei tempi gli stati di avanzamento dei lavori civili, mentre però continuiamo ad avere degli impegni verso i nostri fornitori».
Il presidente Ance propone, dal momento che i cantieri sono stati bloccati, che vengano liquidati subito i lavori fatti. Poi Fiori pone il problema della cassa integrazione per i lavoratori del settore che, spiega, «le nostre imprese non riescono ad anticipare e il sistema che è stato messo in piedi con le banche è molto laborioso e il rischio per i lavoratori è di percepirla molto tardi. Ma bisogna anche snellire la burocrazia e le procedure – conclude – questo è fondamentale per le imprese, è vitale per riprenderci».