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Coronavirus, fase 2: Whirlpool riparte, Faber ci ripensa, Elica ed Electrolux alla finestra

La multinazionale americana non cambia linea nonostante le pressanti richieste a un ripensamento da parte delle segreterie nazionali di Fiom-Fim-Uilm

Whirlpool
La sede amministrativa di Fabriano della Whirlpool

FABRIANO – Le “big” di Fabriano in ordine sparso per la riapertura delle rispettive attività produttive. Gelate dal Premier, Giuseppe Conte, che ha deciso di dare il via libera ad attività quali le cartolerie e librerie, e non al settore della meccanica, sono ore febbrili per capire cosa decideranno di fare. Oggi, 14 aprile, avrebbe dovuto riaprire i cancelli dello stabilimento di Sassoferrato, la Faber. Ma venerdì scorso, alle tute blu, è giunto un contrordine. Non si lavora oggi, ma domani, chissà. Nel senso che, questo pomeriggio, ci sarà un summit interno per capire come muoversi.

Stesso discorso per Elica di Fabriano ed Electrolux di Cerreto D’Esi. In programma, prima del nuovo Decreto governativo, si sarebbero dovute riavviare le catene produttive domani, 15 aprile. Ma, ora, non appare così certo. In pratica, c’è la sensazione che le tre multinazionali del comparto cappe si stiano di fatto studiando a distanza per riaprire tutti o nessuna. Le riunioni interne non mancato e una decisione dovrebbe essere presa entro la giornata odierna.

Di sicuro, riaprono Ariston Thermo Group, multinazionale termosanitari che aveva già riavviato i siti di Genga, Arcevia e Cerreto, nella settimana prima di Pasqua e, ora, è pronta a riaprire anche lo stabilimento di Albacina a Fabriano. E il Gruppo Fedrigoni che, essendo un’attività con codice Ateco, quindi strategica, non si era mai fermata.

A differenza del comparto cappe, sembra aver rotto tutti gli indugi, la Whirlpool che ha annunciato la ripartenza per domani, 15 aprile, e non intende, al momento, fare un passo indietro. Gli stabilimenti marchigiani di Fabriano e Comunanza dovrebbero essere riaperti e ai rispettivi operai non è giunta comunicazione contraria. Pur non avendo il codice Ateco, la Whirlpool sfrutterebbe il silenzio-assenso della Prefettura, previsto nei vari Dpcm a firma Giuseppe Conte, un escamotage non si sa quanto pensato volutamente, che consentirebbe anche alle attività non giudicate strategiche di aggirare l’ostacolo. Certo, se dovessero arrivare controlli e da questi si evincesse la non idoneità delle misure di sicurezza, l’azienda sarebbe chiusa d’ufficio. Ma in Whirlpool, evidentemente, sono certi del proprio protocollo di sicurezza.

Le segreterie nazionali di Fiom-Fim-Uilm non ci stanno. «Forzature come queste non fanno che vanificare l’enorme sforzo che il Paese sta facendo, con il sacrificio di tutti, per inseguire il profitto. Chiediamo al Governo, visto che è stata ancora confermata la chiusura del sito di Napoli, di intervenire per il rispetto delle norme per le aperture e auspichiamo l’immediata ripresa del confronto sulla vertenza Whirlpool», dichiara Barbara Tibaldi, segretaria nazionale Fiom e responsabile del settore elettrodomestico.

Gli fa eco la Fim che assicura che è pronta a mettere in essere tutte le azioni disponibili e necessarie per tutelare la salute dei lavoratori». Dalla Uilm, infine, si chiede di rinunciare al meccanismo del silenzio-assenso e di utilizzare questi giorni «per definire, concordare e verificare le misure di sicurezza insieme ai dipendenti. Siamo consapevoli che la chiusura generalizzata non potrà essere infinita, mentre l’emergenza Covid-19 purtroppo si preannuncia molto lunga, ma la sicurezza deve restare al primo posto. La ripresa, in qualsiasi data avverrà, deve avvenire garantendo tutte le misure sanitarie possibili».