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Coronavirus: all’ospedale di Fabriano si accorpano i reparti

I pazienti covid non stanno trovando un’appropriata risposta dal sistema sanitario regionale, tanto che al momento l'ospedale di Senigallia accoglie solo 31 soggetti, Jesi 78 e Fabriano 12

L'ospedale Engles Profili di Fabriano

FABRIANO – L’Asur ha rispettato il Piano Pandemico deliberato dalla Regione? Ha pianificato duranti i mesi estivi le procedure organizzative per applicarlo? Ha veramente ampliato le piante organiche? I presidi ospedalieri covid dell’AV2 stanno svolgendo quanto previsto dal Piano? E quelli no-covid hanno potenziato l’offerta per le attività tempo dipendenti dei pazienti Coronavirus negativi?

Sono questi gli interrogativi che animano le discussioni nella piazza virtuale di Facebook in tutta la provincia di Ancona, Fabriano in testa. Questo perché, da alcune settimane, l’unico presidio ospedaliero nell’Area Vasta 2 che sarebbe dovuto rimanere no-covid– come da Piano Pandemico Regionale – di fatto è assimilabile a un ospedale con all’interno un vero e proprio reparto covid. Come ben si comprende dal documento a firma dei dirigenti Asur Appignanesi, Gigliucci e Storti, inviato al neo assessore, Filippo Saltamartini.

A tutto ciò si sta arrivando in modo silenzioso, se non fosse per l’Area Infermieristica dell’ospedale di Fabriano. Quest’ultima ha evidenziato «che a seguito di recenti ricoveri e della impossibilità di trasferimento degli stessi in altre strutture, l’area Buffer – in altre parole, l’area grigia allestita nei locali occupati dall’Hospice prima del trasferimento all’interno dell’Unità operativa di Medicina con 8 posti – si è trasformata in un vero e proprio reparto di ricovero covid», si legge. Una dichiarazione messa, nero su bianco, che in pratica contraddice quanto previsto dal Piano Pandemico, vale a dire un ospedale per Area Vasta “pulito” per garantire le urgenze.

La comunicazione prosegue spiegando che il reparto covid di Fabriano «ha determinato un rilevante aumento della complessità assistenziale che ha reso del tutto inadeguato quanto previsto in precedenza» e si evidenzia «la necessità di prevedere almeno la seconda unità infermieristica nelle 24 ore». Ma questo aumento «non è previsto con le risorse attualmente disponibili, dati anche i mancati reclutamenti, e nonostante la rimodulazione dell’attività operatoria». Previste infatti le attività in emergenza-urgenza e ulteriori 12 ore di attività programmata.

La conclusione è, quindi, matematica. Accorpare i reparti di Otorino e Oculistica con Ortopedia, a partire da oggi, 16 novembre, per liberare personale che possa effettuare i turni sia nella covideria-ex area grigia che nell’area container con 10 posti letto che è stata attrezzata all’esterno dell’ospedale di Fabriano.

Quello che sta accadendo oggi a livello regionale solleva però non poche perplessità non sull’efficacia del Piano adottato dalla Regione Marche, ma sulla precisa volontà di una sua applicazione, almeno in ambito AV2. Dal marzo 2020, prima ondata, al 30 ottobre scorso, nel pieno della seconda ondata, sulla carta nulla è cambiato in termini dell’offerta dei presidi: Fabriano è ospedale no-covid, Jesi e Senigallia gli ospedali deputati alla gestione dei pazienti SARS-CoV-2.

L’ospedale Engles Profili di Fabriano ha un numero di posti letto inferiore agli altri due presidi e non ha spazi che possano permettere l’ampliamento dell’offerta, a causa dei mai iniziati lavori di recupero dei quasi 5.000 metri quadri inagibili per il terremoto 2016, nonostante le sollecitazioni dell’assemblea dei medici ripetute al Direttore Giovanni Guidi ed alla Direzione Asur. Nulla è stato fatto per recuperare questi spazi vitali e si è continuato a lasciare strutture territoriali all’interno del presidio ospedaliero, con ulteriori rischi per la diffusione dell’infezione.

Inoltre, la prima ondata covid si è diffusa da Pesaro e gli stabilimenti dell’entroterra sono stati poco colpiti, l’esperienza l’hanno fatta Jesi e Senigallia, come si legge anche sull’ultimo aggiornamento del Piano Pandemico. La scelta quindi non solo per ragioni di spazi, ma anche perché tali presidi hanno maturato l’esperienza necessaria. Un modo per garantire qualità di trattamento per i pazienti.

Ma da ciò che sulla carta è previsto per le suddette ragioni, si sta arrivando a tutta un’altra applicazione nella realtà. I pazienti covid non stanno trovando un’appropriata risposta dal sistema sanitario regionale, tanto che al momento l’ospedale di Senigallia accoglie solo 31 pazienti, Jesi 78 e Fabriano 12. Giusto per capire meglio, nel pieno della prima ondata pandemica, il 29 marzo scorso, Senigallia ospitava 81 soggetti, Jesi 109 e Fabriano 2 e i trasferimenti fra presidi funzionavano.

Eppure l’Asur e la Regione hanno avuto 4 mesi di tempo per decidere eventuali nuovi aggiustamenti; procedere ad assunzioni in modo importante e non a poche unità che, di fatti, non sono riuscite a compensare i pensionamenti e le uscite volontarie; pianificare protocolli e procedure anche per individuare e formare ancor più il personale; sviluppare un percorso chirurgico di AV.

Vedendo il quadro attuale, come viene riferito dai sanitari, in attesa che il neo assessore alla Sanità Filippo Saltamartini dia risposte in tal senso, «l’Asur procede riducendo le attività operatorie del presidio no-covid di Fabriano e inondando di ordini di servizio medici e infermieri al fine di coprire i turni di assistenza in quello che ormai è a tutti gli effetti un reparto covid e non più un’area grigia di transito breve per pazienti contagiati dal Coronavirus», come si sottolinea in numerose comunicazioni interne fra la Dirigenza e la Direzione Medica della AV2. Sarebbe stato sicuramente più facile ampliare l’offerta per covid nei presidi che a questo sono deputati e nei quali, come si legge nel Piano Pandemico, i posti letto debbono «essere modulati numericamente sulla base dell’espansione epidemiologica e fino a soddisfare le necessità di ricovero, garantendo al contempo le restanti attività assistenziali non procrastinabili», come effettivamente avvenuto nella primavera scorsa. E invece, ancora un “arrangiatevi” sottinteso.

A testimonianza di ciò, la comunicazione di venerdì scorso, 13 novembre, quando i dirigenti Asur Appignanesi, Gigliucci e Storti, quando più di 80 pazienti in Regione erano parcheggiati nei Pronto Soccorso, hanno informato l’assessore Saltamartini: «Che in AV2 l’ospedale di Fabriano (no-covid) aveva 11 pazienti in gestione e quello di Jesi (78 ricoveri) avrebbe dato piena attuazione al PEIMAF Regionale; che, in assenza di un accordo con la sanità privata, sarà necessario aprire ulteriori 20 posti letto covid in AV2». Nessun riferimento all’ospedale di Senigallia. Perché?