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Coronavirus, ristoratori e baristi di Fabriano: nubi sulle riaperture

L'apertura delle loro attività è slittata a fine maggio, «ma i costi fissi non seguono questa tempistica», lamentano i titolari, pronti a consegnare al sindaco le chiavi delle attività come gesto simbolico

Il flashmob dei ristoratori e baristi di Fabriano

FABRIANO – La loro apertura è slittata a fine maggio, «ma i costi fissi non seguono questa tempistica». Anche i titolari di ristoranti e pubblici esercizi di Fabriano hanno aderito alla serata di protesta organizzata a livello nazionale con il flashmob “Risorgiamo Italia”.
Nella serata di ieri hanno accesso le insegne dei loro locali e, visti gli impegni del sindaco, probabilmente la prossima settimana completeranno la protesta, consegnando le chiavi dei loro locali. Un gesto simbolico che sottintende le crescenti difficoltà a cui devono far fronte per l’epidemia da Covid-19.

«Sensibilizzare l’opinione pubblica circa le gravi problematiche che la nostra categoria sta affrontando in questo periodo di emergenza sanitaria dovuta al Covid-19. È questo il motivo che ha spinto alcuni di noi, ristoratori e baristi, a partecipare alla manifestazione nazionale promossa dal mondo HO.RE.CA. (acronimo di Hotellerie-Restaurant-Caffè), dal mondo dei locali di Pubblico spettacolo unito per la prima volta nella federazione nazionale di imprenditori della ristorazione (Movimento Imprese Ospitalità) e appoggiata da Fipe-Confcommercio», evidenziano i titolari che hanno aderito: Wooden Bar; ristorante Da Lara; The Tanning Pub; Hortus ristorante; Nonna Rina ristorantino; La cantina del Convento; R&D Caffetteria; Antica osteria Mariani; Il Piacere della carne ristorante; Bistrot l’Angoletto; La Taverna del Palazzo; Trattoria Marchegiana; Osteria Fricandò.

Hanno acceso le luci dei loro locali che sono deserti da quasi due mesi e che saranno tra le ultime attività a ripartire. Appena poi sarà possibile, in pieno rispetto delle regole vigenti in maniera di distanziamento sociale, si recheranno dal sindaco di Fabriano, probabilmente in piazza, a consegnargli simbolicamente le chiavi dei locali e alcune istanze.
«La nostra non è da vedere come una forma di protesta, ma un modo per accendere i riflettori su tutte quelle questioni che imprenditori come noi si trovano oggi a fronteggiare: affitti, tasse, utenze, mancanza di liquidità e molto altro. Tuttora poi non siamo ancora a conoscenza di quelle che saranno le normative con le quali ci dovremmo confrontare, ma che, cosa ormai nota e già accaduta per altre realtà commerciali, sicuramente comporteranno per noi una drastica riduzione della clientela», concludono.

Una richiesta di aiuto dunque per una realtà, quella della ristorazione, portatrice non solo di interessi economici, ma anche sociali, culturali, storici e antropologici.