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Coronavirus, lo sfogo di una soccorritrice della Croce Gialla di Camerano

Angelica Spinsanti fa parte di quell'esercito di sanitari che lavora da settimane per contrastare gli effetti del virus e ci racconta com'è la sua missione, tra paura, scoramento e tanta passione

La Croce Gialla di Camerano in una foto di repertorio
La Croce Gialla di Camerano in una foto di repertorio

CAMERANO – È uno sfogo che i pazienti non devono sentire ma che lacera i coraggiosi e anche lei, giovane soccorritrice della Croce Gialla di Camerano (An). Angelica Spinsanti fa parte di quell’esercito di sanitari che lavora da settimane per contrastare gli effetti del virus. «Il virus è un mostro che non ti dà tregua. Un mostro che un attimo si nasconde sotto forma di febbre e tosse, l’attimo dopo di diarrea e poi di svenimenti, che muta continuamente senza dare tregua a nessuno. Essendo soccorritrice, sono veramente spaventata», racconta.

La soccorritrice

Durante l’attività sta sperimentando un lavoro duro, fatto di paure: «Sono spaventata perché in quei dieci minuti che entro in casa del paziente sono da sola. Il tempo di misurare la febbre, attaccare il saturimetro e fare le domande di rito – continua -. L’autista, che solitamente oltre che essere autista è il tuo punto di riferimento, non c’è. È dentro l’ambulanza. I protocolli dicono così. E tu devi proteggere te stessa, proteggere il paziente e in qualche modo proteggere anche il tuo autista. Speri che la persona cammini, lo carichi in ambulanza e parti. Speri anche che non abbia bisogno di assistenza dietro il vano sanitario cosicché tu, milite, possa stare davanti. Ma purtroppo non è sempre così. Ed ecco che ti trovi a tenere la mano a persone sconosciute che sono da sole. Sono da sole perché i familiari non possono venire in ospedale. Devono limitarsi a lasciare dei recapiti telefonici e verranno poi contattati dal personale. Persone di qualsiasi età che ti guardano magari con occhi anche curiosi (con queste tute bianche giganti sembriamo tutti omini della Michelin), che ti fanno domande, “Rivedrò mia moglie?”, “Rivedrò mia nipote?”, “Non mi lasciare morire qui da sola, ti prego”. Il mio lavoro confrontato a quello di infermieri o dottori è sicuramente il niente ma chiedo al presidente Conte, cosa dovremmo farci noi con i suoi cento euro in busta paga? Se riuscissi a trovarli, li userei per acquistare i dispositivi di protezione individuale perché non si trovano, stanno finendo, quei pochi che abbiamo ci vengono donati dai cittadini o acquistati a prezzi allucinanti. Dallo Stato che ci rappresenta non abbiamo ancora ricevuto nulla».

Angelica poi lancia un appello ai cittadini: «Se proprio avete bisogno dell’ambulanza, la chiamata che fate al 118 fatela corretta. Non omettete niente. Anche un “piccolo” dettaglio per noi soccorritori che entriamo in casa vostra è importante. Vi supplico poi, restate a casa. Noi non possiamo, perché il nostro lavoro ce lo siamo scelti e lo amiamo alla follia. Non è un lavoro per tutti, devi amarli più di altri certi settori per “sceglierlo”. Ma voi, restate a casa. Non chiamate l’ambulanza se non è strettamente necessario, non mandate i vostri cari in ospedale per cose che possono aspettare. Non fate uscire i vostri genitori, non andateli a trovare se voi fate parte di quei settori costretti a lavorare».