PESARO – Non accenna a diminuire la polemica politica sul tema del corso universitario a Pesaro. Fdi-Prima c’è Pesaro nel corso di una conferenza stampa hanno parlato di una «cambiale per le alleanze regionali tra Cinquestelle e Pd».
Proprio in questi giorni è stato annunciato il corso di laurea in Sistemi industriali e dell’informazione. La cosa è stata vista in chiave politica perchè il sindaco Matteo Ricci ha affidato a Francesca Frenquellucci la delega per cercare di poter riaprire dei corsi universitari a Pesaro. L’opposizione ha sempre reagito con forza.
Nicola Baiocchi e Emanuele Gambini hanno tuonato: «Parliamo di un corso professionalizzante, un tipo di corso istituito nel 2018 con limite numerico in cui si seguono lezioni 2 anni in aula e poi si fanno tirocini in aziende del territorio. Ma come sono state coinvolte le aziende locali?».
I numeri vengono analizzati scrupolosamente. «Si tratta di un corso a frequenza limitata, con 50 alunni per tre anni. E dai costi elevatissimi: 80 mila euro solo il primo anno fino a 160 per l’anno dei tirocini. Insomma un investimento pesante e sbagliato. Pesaro Studi costava alle casse comunali circa 300 mila euro, ma portava in dote circa 1000 alunni che stavano a Pesaro e generavano un indotto importante. La Giunta Ricci ha partorito un topolino».
A tenere banco è il dato politico: «È stato tutto ideato per avviare un laboratorio politico Pd-M5s che costa alle tasche dei contribuenti, una cambiale per le alleanze regionali». Con Fabiano Arcangeli che aggiunge: «Le sedi del San Domenico e dell’Olivieri non saranno disponibili, per cui si ripiega a Palazzo Gradari con pochi posti. Un contentino per i pentastellati e una merce di scambio per il Pd».