Attualità

Corteo per la pace, affondo di Gregori: «Non serve a niente»

«Riduttivo parlare di tutti i terrorismi, la matrice è sempre islamica e non c'è nessuna presa di posizione contro quei "fratelli" assassini», dice la consigliera comunale e coordinatrice della Lega Nord Jesi

Il centro islamico di via Erbarella

JESI – «Rimango ancora una volta scettica di fronte a questo tipo di iniziative, che sembrano rivolte più a difendersi che a esprimere veramente un punto di rottura con una situazione, ormai, di vero allarme internazionale».

È netto e chiaro il giudizio di Silvia Gregori, consigliera comunale e coordinatrice della Lega Nord Jesi.

Domani, sabato 26 agosto, è in programma il “Corteo per la pace“, indetto dalla comunità islamica cittadina e organizzato dal centro culturale “Al Huda“, di via Erbarella, in risposta all’ennesima mortale violenza terroristica che si è abbattuta, stavolta, su Barcellona.

Alla manifestazione hanno aderito in tanti, tra associazioni, partiti, amministratori, Sindaco in testa, cittadini. Ma la Lega è di tutt’altro avviso.

Silvia Gregori, consigliera comunale Lega Nord Jesi

«Il cuore dell’Europa è ferito e martirizzato da questi attacchi, volti a farci vivere in un clima di terrore – sostiene Gregori – e non ci si può mascherare dietro a generiche prese di posizione. Le parole vanno sostanziate».

Come? Secondo Silvia Gregori «il manifesto che invita al corteo per la pace, scelto dal centro culturale islamico, recita queste testuali parole: “contro tutti i terrorismi“. Ma i terroristi sono solo islamici. Manca il coraggio di aggiungere questa parola. Nessuna presa di posizione contro quei fratelli assassini».

«Reputo, pertanto, inutile – afferma la consigliera della Lega Nord – una manifestazione di questo tipo che, alla luce di quanto sta accadendo, non serve ad altro che per tessere una tela di fiduciosa benevolenza. La gente è stanca e provata da questa convivenza forzata che nessuno ha chiesto».

«Una religione – conclude – che ha la supponenza di essere superiore alle altre, dove noi siamo considerati infedeli, e in cui la donna ha ancora un ruolo di grande sottomissione, non la vedo come una religione di pace con la quale si possa dialogare tranquillamente».