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Covid, Giacometti sul caso Anconetano: «Un assembramento forse all’origine del rialzo dei contagi»

Il primario della Clinica di Malattie Infettive di Torrette fa il punto sull'escalation di contagi che sta interessando la provincia di Ancona. Ecco cosa ci ha detto

Andrea Giacometti, professore di Malattie Infettive e Pneumologia presso l'Università Politecnica delle Marche

ANCONA – Con oltre la metà di infezioni da covid-19 rilevate nelle Marche (bollettino Gores del 17 febbraio), nella provincia di Ancona continua l’escalation di casi positivi. Un caso, quello della provincia dorica, che da oggi è soggetta a limitazioni sugli spostamenti in ingresso e in uscita dalle altre zone, fino alle 24 di sabato, su cui abbiamo chiesto un parere all’infettivologo Andrea Giacometti.

Perché ci sono numeri così alti ad Ancona? «Potrebbe dipendere da qualche evento che si è tenuto qualche settimana fa, deve essere successo qualcosa in una manifestazione o durante un assembramento che potrebbero aver facilitato il diffondersi dell’infezione, fatto di per sé allarmante se si verifica in presenza di varianti dotate di maggior “fitness replicativo”». Insomma alla base del rialzo dei contagi secondo l’infettivologo potrebbe esserci stato un qualche assembramento, o festa, che unito alla disattenzione potrebbe aver spinto in alto il numero dei contagi.

Tra le ipotesi citate dal primario della Clinica di Malattie Infettive, che nell’ultima settimana è tornata a riempirsi di pazienti covid al 100%, come anche in Divisione, c’è quella del prolificare della variante inglese, i cui primi casi sono stati rilevati nelle scuole dei Comuni di Castelfidardo, Tolentino, Osimo e Pollenza, ma che ormai nell’anconetano sta soppiantando il ceppo “wild-type”, ossia quello originario che stava circolando prima dell’arrivo di questa mutazione del virus.

«La variante inglese ormai rappresenta oltre il 70% dei contagi rilevati nell’Anconetano – afferma il professor Giacometti -, ma per arrivare a questi numeri, diversi da quelli delle altre realtà marchigiane, ipotizzerei un evento estremamente “favorevole” al virus, ossia un assembramento o qualche grave disattenzione nel comportamento di portatori asintomatici, per cui un virus che è più “bravo” del precedente ad attecchire, lo va a sostituire». La variante inglese infatti risulta maggiormente trasmissibile, anche se per ora non sembra più patogena.

L’infettivologo chiarisce che oltre alla variante inglese, sudafricana e brasiliana «ne verranno fuori anche altre: è una legge di natura, per cui il virus diventerà sempre più efficiente nel trasmettersi e ogni volta che farà la sua apparizione una variante più “brava”, questa nel tempo sostituirà le altre, diventando comunque via via meno patogena, perché anche questa è una legge di natura: i virus cercano di adattarsi all’ospite perché non hanno alcun vantaggio a provocarne la morte, neanche i microrganismi trovano vantaggioso sputare nel piatto in cui mangiano».

Come consiglia di proteggersi? Basta la mascherina chirurgica o consiglia la Ffp2? «La mascherina chirurgica, definita anche “altruistica”, protegge principalmente gli altri, ossia blocca le goccioline di saliva emesse da chi la indossa, mentre la Ffp2 anche se stessi, per cui, specie nei luoghi al chiuso, consiglio di indossare questo tipo di protezione facciale per evitare che le nuove varianti, maggiormente trasmissibili, possano infettarci, ma è buona cosa indossarla anche all’aperto in presenza di altre persone». Fondamentale, oltre che indossare correttamente la protezione facciale, continuare a rispettare le misure di distanziamento, a curare l’igiene delle mani e la sanificazione dei locali, oltre alla loro aerazione.