ANCONA – «È una lettura di una visione condizionata da un suo stato psicologico e spirituale». Don Dino Cecconi, reggente del Duomo di Osimo, già reporter, inviato e documentarista, commenta così le parole di padre Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria. Padre Livio aveva dichiarato durante una delle sue trasmissioni in diretta, che «questa epidemia è un progetto, ben preciso, per colpire l’Occidente».
Il direttore di Radio Maria ha parlato anche di «un progetto volto a fiaccare l’umanità, a metterla in ginocchio, per instaurare una dittatura sanitaria e cibernetica, attraverso l’eliminazione di tutti quelli che non dicono sì a questo progetto criminale portato avanti dalle élite mondiali, con complicità magari di qualche Stato».
Dichiarazioni che hanno fatto trasalire molti sacerdoti e anche quella parte dell’opinione pubblica che la pensa diversamente. Fanzaga ha dichiarato di aver «sempre attribuito al demonio» la pandemia, «che agisce attraverso gli uomini e quindi delle menti criminali, che l’hanno realizzata con uno scopo ben preciso: creare un passaggio repentino per attuare una specie di colpo di Stato sanitario».
Non tutti però la pensano così e don Dino Cecconi prende le distanze in maniera netta dalle dichiarazioni di padre Livio: «Peccato che questa situazione venga categoricamente classificata e interpretata con una forma così spinta» spiega, sottolineando con forza come la pandemia non sia un castigo divino, semmai piuttosto «autoinflitto, perché ci stiamo rovinando». Don Dino parla di «terrorismo spirituale e psicologico che rovina in questo momento, mettendo paura alle persone» trasmettendo la sensazione «di soccombere a una forza soprannaturale, per cui non possiamo farci niente».
Le parole di Padre Livio, secondo il sacerdote osimano, «creano depressione» nelle persone che le ascoltano, per questo «alle anziane dico di non ascoltare Radio Maria». «È vero che la Madonna è preoccupata per noi – prosegue parafrasando le parole di padre Livio -, ma ritenere e diffondere che tutto vada avanti a forza di castighi non credo sia una forma educativa da trasmettere».