JESI – «Teniamo accesa la voglia di imparare». È questo lo slogan che accompagnerà domani, venerdì 13 novembre, la simbolica protesta, a carattere nazionale, delle scuole di lingue e centri di certificazione linguistica, che alle ore 18 spegneranno le luci in segno di disapprovazione nei confronti dell’ultimo Dpcm e del Decreto Ristori bis, in cui la categoria è del tutto assente.
Assimilate ai centri di formazione che possono operare solo con una didattica a distanza non adeguata alla fascia di studenti più giovani che le frequentano, dimenticate dal Decreto Ristori (che non inserisce il codice ateco 85.59.30 a cui appartengono, con perdite di fatturato fino all’80%), le scuole di lingue sono vicine al collasso.
«Il nostro settore è totalmente in crisi» ammette sconfortato Giuseppe Romagnoli, direttore di The Victoria Company di Jesi, che aderirà alla protesta, promossa dall’Associazione italiana scuole di lingue (Aisli) insieme ad altre sigle del settore. Luci spente, porte chiuse, posti di lavoro dimezzati e fatturato in ribasso del 75-80%.
«Il nostro lavoro si basa su corsi online e certificazioni – spiega Romagnoli -, lavoriamo con dei percorsi, la didattica online non sortisce nell’idea delle persone lo stesso risultato anche se abbiamo provato che è efficace. Poi la gente ha timore a iscriversi anche per l’incertezza economica del momento. Noi di certo non lasciamo soli i nostri allievi, abbiamo interagito anche con lezioni miste per chi era in isolamento. Non molliamo nessuno, ma pretendiamo che il Governo non molli noi».
Il Gruppo Victoria international house di cui la Victoria Company di Jesi fa parte, ha subìto gravi perdite economiche e ora è in forte difficoltà. «Nel Decreto Ristori non compaiono le scuole di lingue – insiste Romagnoli –, eppure offriamo un grande e importante servizio alle scuole, alle aziende e al territorio. Abbiamo dovuto dimezzare il personale (da 28 elementi a 16) e i docenti ora rimasti solo in otto. Abbiamo registrato una perdita di fatturato del 75%. Non possiamo farcela da soli».
Anche alla prestigiosa accademia Victoria Company, come nel resto d’Italia, migliaia di studenti sono costretti ad interrompere i corsi di lingua – per i quali le famiglie hanno investito tempo e risorse – perché la didattica a distanza su percorsi non curriculari non è così apprezzata e gli esami di fine corso non possono essere sostenuti online.
«La crisi sanitaria – si legge in una nota dell’Aisli – priva in questo modo i giovani della possibilità di diventare competitivi in un mondo sempre più globalizzato e i nostri studenti non possono dimostrare la competenza linguistica acquisita, poiché le sessioni di esame sono state annullate. Per non parlare dei piccoli studenti, cui è tolto il diritto di socializzare e di svilupparsi come individui, nonostante le nostre scuole abbiano aule con pochi studenti e dove è possibile apprendere in sicurezza, più di quanto accada nelle scuole statali dove la didattica in presenza è consentita. Le scuole di lingue devono adeguarsi ed accettare le restrizioni imposte dai decreti assistendo al tracollo finanziario delle attività e risultando completamente invisibili agli occhi dei legislatori, che non tutelano minimamente il nostro mondo votato all’educazione, soprattutto dei più giovani».
Le associazioni del comparto, comprendendo i tempi che stiamo vivendo, già da febbraio si sono adoperate per poter operare in sicurezza. Ma ora è urgente l’appello al Governo affinché sostenga il settore.
Conclude l’Aisli: «Oggi pensiamo tutti ad “esserci come persone” al termine della crisi rispettando ogni necessario protocollo, ma, al tempo stesso, vengono chiesti sostegno ed attenzione per esistere ancora come scuole quando questa crisi sarà superata».
All’iniziativa aderiscono oltre ad Aisli anche l’Associazione scuole di italiano come lingua seconda (Asils), l’ente di certificazione di lingua inglese Cambridge Assessment English, l’Associazione di scuole ed università che offrono corsi per studenti stranieri Eduitalia, l’Associazione italiana servizi linguistici di Confcommercio Federlingue, la Federazione Italiana Enti e Scuole di istruzione e formazione (Fidef) e l’Italian in Italy, l’associazione scuole per la diffusione della cultura e della lingua italiana nel mondo.
«Ora non esiste concorrenza tra le scuole di lingue, ma siamo tutti solidali di fronte a una problematica che colpisce duramente tutto il settore – conclude il direttore della Victoria Company Giuseppe Romagnoli –, chiediamo solo un aiuto per arrivare al momento della ripresa, che speriamo arrivi presto. Altrimenti si perderanno altri posti di lavoro e altre famiglie soffriranno… chiediamo anche alle persone di non perdere di vista i nostri corsi, perché sono la chiave del futuro. Proprio ieri, in un momento per noi difficilissimo, abbiamo registrato un’unica iscrizione: una mamma che ha ammesso di dover fare uno sforzo per pagare il corso al figlio, ma lo voleva fare perché era l’unico modo per assicurargli un futuro. Ci ha dato speranza e un po’ di fiducia. Anche per queste persone noi dobbiamo resistere».