ANCONA – Mes, reddito di cittadinanza e giustizia. È soprattutto su questi temi che stanno litigando le forze di maggioranza nel tentativo di trovare una quadra per risolvere la crisi di governo. Tra 5 Stelle ed Italia Viva è in atto un muro contro muro che verte sui contenuti e sui nomi dei possibili ministri in vista di un probabile Conte ter, dopo che il partito renziano non ha espresso preclusioni sull’attuale premier.
Nell’attesa di conoscere l’esito del vertice pomeridiano con la maggioranza e che Fico salga al Colle dal Capo dello Stato, abbiamo raccolto le dichiarazioni di Italia Viva e 5 Stelle, sentendo anche il parere dell’opposizione. «Si sta cercando di definire i contenuti del programma di governo – dichiara Piergiorgio Carrescia, membro dell’assemblea nazionale di Italia Viva -: il problema non sono le persone, ma i temi e le diverse visioni su questi».
Tra i nodi da sbrogliare c’è anche la questione dei navigator e la necessità di «adottare politiche volte allo sviluppo, mentre finora questo non è stato fatto perché si è preferito concedere incentivi a pioggia senza alcuna logica». Carrescia punta il dito sugli «sperperi» come i bonus per i monopattini e le «spese assurde per i banchi con le rotelle, il cash back e la lotteria degli scontrini. Non è così che si rilancia l’economia».
Secondo l’esponente politico renziano non sarà semplice trovare una quadra con i 5 Stelle, «se è sempre no ad ogni proposta». Poi l’accento va sulla questione commissari, Arcuri in testa: «Basta vedere la gestione del commissario straordinario alla sanità, con le siringhe sbagliate e le mascherine Ffp2 pagate a caro prezzo, non dimentichiamoci che i commissari sono pagati con i soldi degli italiani».
Diametralmente opposte le posizioni sul Mes, il cosiddetto fondo salva stati che concede risorse per la sanità: i 5 Stelle non lo vogliono, Italia Viva si. «Le risorse del Mes sono fondamentali per affrontare la pandemia, visto che una quota è subito utilizzabile, questo consentirebbe di risolvere il problema del personale e dare una accelerazione anche alla campagna vaccinale» afferma. Infine la stoccata su Immuni che secondo Carrescia ha significato «buttare via soldi, perché il processo di tracciamento ormai è saltato». E il Pd che ruolo ha? Secondo l’esponente renziano i dem «sono i grandi assenti, sono prigionieri dell’obiettivo di trasformare da tattico e occasionale, a strategico e duraturo anche per la prossima legislatura, l’accordo con il M5S al quale vanno al traino condividendone silenziosamente tutti i no che pongono su ogni proposta che fa Italia Viva di cambiamento all’immobilismo del Governo Conte».
Insomma, tanti i punti di scontro al tavolo delle trattative, ma tra i punti cardine per i 5 Stelle c’è il reddito di cittadinanza, che come afferma il senatore Mauro Coltorti, che tiene a precisare di non stare presenziando al vertice, è un sostegno che «non va abolito visto il momento particolare che il nostro Paese sta vivendo. In questo 2020 segnato in maniera violenta dal covid-19, il reddito di cittadinanza ha scongiurato che si creassero ulteriori sacche di disagio economico in quelle frange della popolazione che vivono in stato di particolare indigenza. L’utilizzo che Italia Viva fa di alcuni temi è francamente strumentale: mai come in questo tornate della storia il nostro Paese ha bisogno di politiche di sostegno al reddito».
Il senatore marchigiano spiega che «è quanto mai necessaria una profonda digitalizzazione che permetta la creazione di una unica banca dati nazionale che permetta di verificare all’interno delle regioni e nel resto del paese quali lavori sono richiesti e dove. Ricordo a tutti che, a parte alcuni cattivi esempi di persone che hanno percepito indebitamente il RdC (reddito di cittadinanza ndr.), questo provvedimento ha permesso a milioni di persone di fronteggiare la crisi. Altrimenti accanto all’emergenza sanitaria ne avremmo avuta una di ordine pubblico».
Secondo Coltorti l’Italia «non ha bisogno del Mes, altra bandiera renziana agitata solo per creare scompiglio. Questo strumento non è stato sin qui attivato da alcun paese europeo. Neanche da quelli messi peggio dell’Italia sul fronte sanitario. Luigi Marattin, il parlamentare di Italia viva che più di tutti si occupa di temi economici, ha più volte sostenuto anche con pezzi scritti di suo pugno sul sole24ore che così com’è il Mes non si può attivare. Perché non conviene, perché un meccanismo concepito in tutt’altra fase storica, e perché in ambito sanitario noi non abbiamo problemi di risorse, bensì criticità su come esse vengono spese, visto che molte regioni, tra cui le Marche, sono carente in quanto a capacità di investimenti e di spesa».
Inoltre il senatore marchigiano si dice stupito del fatto che «la richiesta di ricorrere al Mes venga da un gruppo politico che in passato ha ridotto fortemente la spesa sanitaria e il personale aprendo la strada alle privatizzazioni che in alcune regioni hanno raggiunto livelli elevatissimi. Noi vogliamo che i Livelli Minimi di Assistenza siano uguali in tutto il paese e per questo riteniamo prioritario effettuare investimenti oculati e responsabili che abbattano le disparità tra regioni rendendo efficiente il servizio. Non vediamo la necessità di ricorrere al Mes ed aggiungere debito al debito. Possiamo trovare i finanziamenti all’interno del paese».
Sulla giustizia, uno dei punti nodali, afferma «il lodo Orlando ci sembra un buon punto di caduta, ma a quanto pare Matteo Renzi non è dello stesso avviso. Il leader di Italia Viva dice di essere interessato più ai temi che ai nomi, però è proprio sui nomi che punta i piedi, a partire da quello di Giuseppe Conte. Per proseguire due anni gli uni a fianco agli altri serve un patto serio e tra galantuomini, che guardi ai cittadini e non ai soliti noti. Il Recovery Fund deve essere il fulcro, ma attenzione: quei 209 miliardi vanno gestiti e ben investiti, non posseduti come qualcuno vorrebbe fare. Quindi dobbiamo essere seri e concreti. Questa crisi già ha di suo un livello di incomprensibilità totale per i cittadini. Matteo Renzi dovrebbe togliersi un attimo le vesti del giocatore di poker, e pensare a un paese che soffre. Siamo fiduciosi che questa trattativa possa concludersi positivamente con un cronoprogramma biennale chiaro e deciso. Ma è il momento del buon senso, non dei giochini. Giuseppe Conte è l’unica figura in campo per il futuro di questa legislatura».
A sparare a zero, ma questa volta sulle condotte di entrambi i partiti, è Emanuele Prisco, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia: «Pare sempre più chiaro che le stanno cercando tutte per restare attaccati al governo. Con questo parlamento, a maggioranza grillina, delegittimato dal referendum popolare che taglia i parlamentari non si può costruire una maggioranza capace di una visione comune – afferma il deputato -. La crisi occupazionale colpisce gli italiani, a farne le spese sono soprattutto i lavoratori autonomi e le fasce più giovani. A dicembre si sono persi oltre 100 mila posto di lavoro e la disoccupazione è salita oltre il 9%. Quando verrà meno il blocco dei licenziamenti sarà una massacro, stessa cosa per le imprese».
Prisco conclude aggiungendo che «mentre la sinistra è impegnata a spartirsi le poltrone e in biechi giochi di Palazzo, il Paese affronta uno dei momenti più difficili di sempre. È tempo di mandare a casa questi incompetenti e dare all’Italia un governo forte e coeso. Non c’è più tempo da perdere».