ANCONA – Si erano conosciuti in un bar del Piano e per tre mesi si erano amati. Una love story finita con una denuncia da parte di lei, 29enne, polacca, contro l’uomo, un 45enne albanese, finito a processo per stalking, sfruttamento della prostituzione e lesioni. «Ti do fuoco con la benzina», sarebbe arrivato a dirgli lui, «ti taglio le mani». E ancora chiari riferimenti di utilizzare l’acido contro la ragazza se solo l’avesse incontrata. Il 45enne rischia una condanna. La giovane, nel settembre scorso, è morta suicida, in una comunità di recupero dove era ricoverata, fuori dalle Marche. La mamma della 29enne aveva espresso dei dubbi su quella morte e rivoltasi a Centropagina aveva invitato la Procura di Ravenna a far fare l’autopsia sul corpo della figlia. «Voglio sapere cosa c’è nel sangue di mia figlia – aveva detto la donna – se aveva assunto droga che in quella struttura non doveva esserci».
In attesa che la famiglia abbia risposte, in tribunale c’è in piedi il processo contro l’ex della giovane. Stando a quanto sostenuto dall’accusa, l’albanese avrebbe preteso dalla polacca 350 euro. Soldi che l’uomo, difeso dagli avvocato Giuseppe Cutrona e Gaetano Papa, ha sempre sostenuto invece di averle prestato durante la loro storia d’amore e quindi li pretendeva indietro. Per riavere la cifra l’uomo avrebbe iniziato a perseguitarla, inducendola anche a prostituirsi. L’albanese in un episodio l’avrebbe colpita al volto, con 5 giorni di prognosi, poi l’avrebbe anche minacciata con degli sms e le avrebbe inviato anche degli audio con i quali le spiegava come l’avrebbe uccisa, tagliandole la pancia con un coltello e facendola a pezzi per non farla ritrovare. Oggi è stato sentito in aula il consulente della procura, l’analista forense Luca Russo, che ha analizzato i messaggi e i file audio inviati alla ragazza. Il processo è stato aggiornato a novembre quando verranno sentiti i testi della difesa.