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Operazione Background, maxi sequestro di beni da 12 milioni

Tra i beni sequestrati dai finanzieri del Gico di Ancona, 3 appartamenti di pregio, 7 auto e disponibilità finanziarie di 13 società, operanti anche nelle Marche e gestite da un imprenditore del teramano

Guardia di Finanza di Ancona

ANCONA – È culminata con il sequestro delle quote sociali e dei beni aziendali facenti capo a 13 società, del valore di circa 12milioni di euro, la maxi operazione Background compiuta a fine luglio dalla Guardia di Finanza del Comando provinciale di Ancona,coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Ancona. che avevano eseguito 12 ordinanze cautelari delle quali 9 in carcere e 2 ai domiciliari nei confronti dei membri di una organizzazione criminale, costituita da 90 società e ramificata in 9 regioni italiane, accusata di associazione a delinquere, bancarotta fraudolenta, reati fiscali, riciclaggio e auto-riciclaggio di oltre 130 milioni di euro.

A capo dell’organizzazione, operante nel settore calzaturiero e della plasticaun imprenditore 46enne di Montegranaro nel Fermano, con precedenti penali. Coinvolto nella vicenda anche un finanziere in servizio nel fermano, accusato di violazione del segreto d’indagine e di corruzione.

Nella giornata di ieri gli uomini del Gico di Ancona e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma hanno eseguito, nell’ambito di ulteriori sviluppi del procedimento, il sequestro delle quote sociali e dell’intero compendio dei beni aziendali delle 13 società, facenti capo all’imprenditore residente a Martinsicuro (Te), operante nel calzaturiero e già destinatario della misura cautelare in carcere. Il provvedimento, disposto dal Gip presso il Tribunale di Ancona, in accoglimento della richiesta formulata dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia è finalizzato alla confisca dei beni.

Tra i beni sequestrati dai finanzieri, 3 appartamenti di pregio, 7 auto, fra le quali una Range Rover Evoque ed una Jeep Compass, oltre a disponibilità finanziarie riconducibili alle 13 società, operanti nella produzione di calzature, nel commercio di pelli, di materie, di autoveicoli e di metalli ferrosi, tutte gestite dall’imprenditore e ubicate nelle Marche, nel Lazio, in Lombardia e in Emilia-Romagna.

A far scattare il sequestro, le investigazioni economico-patrimoniali condotte dai finanzieri a conclusione delle quali sono stati individuati gli asset patrimoniali nella disponibilità, diretta e indiretta, dell’imprenditore  tramite cosiddette “teste di legno”, o prestanome, di nazionalità italiana e straniera (Repubblica slovacca, Moldavia, Russia prive o quasi di fonti di sostentamento) e acquisite con i proventi illeciti, frutto delle attività delittuose a lui contestate.

Tramite una meticolosa ricostruzione economico-patrimoniale, le fiamme gialle hanno rilevato la forte sproporzione esistente tra il valore dei beni in possesso all’imprenditore e i redditi da lui dichiarati e dai suoi prestanome.