OSIMO – Ha dato fuoco alla ditta concorrente con l’intento di risollevare le sorti della propria azienda in gravi difficoltà economiche e poi, un anno dopo, ha ritentato l’impresa. L’uomo è stato denunciato per incendio doloso, avvenuto il 4 marzo di un anno fa, e per tentato incendio il 2 febbraio scorso. Nel mirino del piromane sarebbe entrata una ditta che si occupa di costruzione di macchine e attrezzature per la perforazione nella periferia di Osimo. A carico di C.S., nato e residente a Osimo, 61enne, imprenditore pregiudicato proprietario di una nota ditta locale, i carabinieri hanno raccolto gravi indizi di colpevolezza. Sulla vicenda vige ancora il massimo riserbo in attesa di ulteriori accertamenti di Polizia giudiziaria ma intanto per la gravità dei fatti i militari operanti hanno proceduto al ritiro cautelare di armi e munizioni regolarmente detenute dall’imprenditore e dei titoli autorizzativi.
Ieri notte, 11 maggio, sono stati notati dalla pattuglia dell’aliquota radiomobile in turno all’interno di una Kia Carnival in via Colombo di Osimo tre giovani che alla vista dei militari hanno assunto fin da subito un atteggiamento sospetto. A bordo dell’auto, sottoposta a perquisizione, occultati sotto il sedile posteriore sinistro, lato guida, hanno rinvenuto un coltello a serramanico del genere proibito e una mazza in ferro. I tre giovani sono stati portati negli uffici della caserma della Compagnia di Osimo, dove non hanno fornito alcuna spiegazione sul materiale in loro possesso. I militari hanno denunciato per porto illegale di armi e oggetti atti a offendere in concorso e per rifiuto di cittadino extracomunitario a esibire i propri documenti di identità A.A., 24enne osimano e R.S., 35enne nato e residente in Marocco e T.R. di 24, tunisino, entrambi clandestini, non in regola con il permesso di soggiorno e senza fissa dimora sul territorio nazionale. Nei confronti dei due stranieri i militari hanno inoltrato anche una proposta per l’applicazione del foglio di via obbligatorio tre anni dal Comune di Osimo alla Questura di Ancona.