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Delitto del veterinario, Valerio Andreucci condannato a 18 anni

È arrivata questa mattina la sentenza del giudice per il 24enne ascolano, collaboratore di Olindo Pinciaroli, ucciso a coltellate il 21 maggio 2017, ad Osimo. Non riconosciuta la premeditazione. Lasciando il tribunale il giovane ha baciato e abbracciato la mamma. La difesa: «Il movente non è stato economico»

Valerio Andreucci

ANCONA – Omicidio del veterinario Olindo Pinciaroli, condannato a 18 anni il collaboratore Valerio Andreucci, 24enne. A undici mesi dall’omicidio del 53enne esperto di cavalli, originario di Montelupone, assassinato con 15 coltellate ad Osimo, il 21 maggio scorso (leggi l’articolo), è arrivata la condanna questa mattina al tribunale dorico nel corso dell’udienza dove si è proceduto con il rito abbreviato.

In trenta minuti è arrivato il verdetto del giudice Paola Moscaroli che ha accolto la richiesta del pm Marco Pucilli che, nell’udienza di febbraio, aveva chiesto la condanna a 18 anni per omicidio volontario, simulazione di reato, calunnia e detenzione illegale di armi. La Procura aveva sostenuto anche la premeditazione che però è caduta in sede di condanna, non riconosciuta dal gup. Andreucci, entrato in aula alle 11.30 scortato dalla polizia penitenziaria, ha lasciato il tribunale dopo sentenza fermandosi solo pochi secondi per un abbraccio e un bacio alla mamma che attendeva fuori la lettura del dispositivo. Il giovane è stato riportato in carcere a Montacuto, dove è detenuto. Nessuna reazione in aula alla lettura della condanna le cui motivazioni usciranno tra novanta giorni. Il pool degli avvocati della difesa, Massimino e Beatrice Luzi, Veronica Della Monaca e Vittorio Palamenghi, hanno già annunciato che ricorreranno in appello.

«È stato un delitto di impeto – ha commentato il legale Massimino Luzi, dopo la sentenza – le ragioni non le sappiamo e non le sapremo mai. La nostra tesi è un eccesso di legittima difesa, escludiamo il movente economico sostenuto dalla Procura, sul debito di 3mila euro che Valerio aveva con Olindo anche perché il ragazzo aveva numerosi debiti, come è emerso anche dal quadro accusatorio, di 4mila, 5mila euro, con altri soggetti. Avrebbe dovuto avere una agenda di persone da uccidere. Inoltre Valerio disponeva di 10mila euro, non si ammazza un uomo per 3mila euro quando ne hai 10mila. C’è stato un evento particolare all’interno dell’ambulanza che, in una mente già provata del ragazzo che quella mattina aveva assunto droga, ha dato modo ad una reazione inconsueta. Rispetto al movente economico noi abbiamo fornito una più credibile e ragionevole situazione. C’è stata una provocazione». Quale sia la spiegazione data dai difensori per ora non è stata resa nota ma gli avvocati sostengono che non si è approfondito abbastanza su cosa sia accaduto nell’ambulanza veterinaria, quella mattina.

«C’è un vuoto sul movente e su cosa è accaduto – ha detto Della Monaca – incongruenze anche sulla relazione del consulente tecnico informatico che ha interpretato i messaggi che si sono scambiati Valerio e Olindo. Non emerge la volontà omicida dagli sms, Valerio non fa mai il nome di Olindo. Venti giorni prima aveva manifestato rancori solo nei confronti dell’ex fidanzato della sua ex, parlando con una amico». Sempre stando alla tesi della difesa i due si scambiavano spesso messaggi nell’arco della giornata, tutti messaggi benevoli perché Valerio sarebbe stato contento di Olindo e della possibilità che gli aveva dato di lavorare con i cavalli. Olindo lo avrebbe considerato quasi come un figlio.

La Procura ha sempre sostenuto il movente economico dei 3mila euro  che il giovane aveva nei confronti del veterinario. Denaro che sarebbe stato usato per l’acquisto di droga da parte del giovane ma mai restituito.

In attesa che venga quantificato il risarcimento danni alla famiglia del veterinario, in sede civile, nella sentenza di oggi è stata decisa una provvisionale di 200mila euro a beneficio della moglie (anche lei oggi in tribunale ) e della figlia di Pinciaroli.