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“Renata uccisa da marito e figlio”, doppia condanna per l’omicidio della pittrice

La Corte d’Assise di Teramo ha ritenuto responsabili della morte Simone Santoleri, 44 anni, e il padre Giuseppe, 70 anni. A nessuno dei due l’ergastolo. Il delitto era avvenuto in casa a Giulianova nel 2017, poi occultarono il cadavere

Renata Rapposelli
Renata Rapposelli

ANCONA – Niente ergastolo per Simone Santoleri, il figlio della pittrice Renata Rapposelli uccisa nel 2017, e nemmeno per il marito. Il primo è stato condannato a 27 anni di carcere: 24 per l’omicidio volontario e aggravato della madre e 3 per la distruzione del cadavere della donna poi ritrovato in un fosse del fiume Chienti, a Tolentino. Per il padre Giuseppe la condanna è stata di 24 anni di carcere: 21 per l’omicidio e 3 per la distruzione del cadavere della moglie. Riconosciute le attenuanti generiche.

La sentenza è arrivata nel tardo pomeriggio di ieri, dopo due ore e mezza di camera di consiglio e cinque ore delle arringhe della difesa di Simone, quelle degli avvocati Gianluca Carradori e Gianluca Reitano che mancavano per concludere la discussione. I legali avevano chiesto l’assoluzione perché il fatto non sussiste. Simone, che ieri non era in aula come anche il padre (sono rimasti in carcere dove sono detenuti, uno a Pescara l’altro a Teramo), ha sempre negato le accuse. Il padre aveva ammesso di aver partecipato a disfarsi del cadavere perché succube del figlio.

Le motivazioni della sentenza, dove la corte spiegherà perché ha ritenuto i due colpevoli non chiedendo però il massimo della pena per un omicidio volontario aggravato, usciranno tra 75 giorni. Riconosciuta una provvisionale di 100mila euro da liquidare subito alla figlia di Renata, Maria Chiara, parte civile con l’avvocato Anna Maria Augello e 1.500 euro di risarcimento all’associazione Penelope che si occupa di persone scomparse, rappresentata dall’avvocato Federica Guarrella. Le difese hanno già manifestato la volontà di ricorrere in appello.  Renata sarebbe morta il 9 ottobre del 2017, a Giulianova, in Abruzzo, nell’abitazione dove vivevano marito e figlio. Il movente è economico. Quel giorno lì aveva raggiunti in treno ed era scoppiato un litigio per i soldi del mantenimento che pretendeva da Giuseppe. In casa è stata strangolata e soffocata. Dopo un mese il cadavere fu trovato a Tolentino, a quasi 200 chilometri di distanza da Giulianova, era il 10 novembre 2017. Lì è stato portato in auto, avvolto in un sacco della spazzatura.