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Daniela Sorana e il tocco femminile nelle aziende vitivinicole

Delegata regionale dell’associazione Le Donne del Vino. Da ottobre ad oggi le socie marchigiane sono quadruplicate. Nell'ultimo weekend di giugno, le socie marchigiane sono state protagoniste della convention nazionale in Sicilia

JESI – È in crescita l’associazione Le Donne del Vino delle Marche. Rinata ufficialmente a fine 2018 con nuove socie che appartengono in modo attivo al mondo del vino, da produttrici a sommelier, da enotecarie a giornaliste. A coordinare il team è la delegata Daniela Sorana di Cupramontana, vice delegata è Maria Azzurra Sampaolesi di Numana; ad aver ridato l’input per far rivivere l’associazione nelle Marche è stata Nazarena Ceci di San Paolo di Jesi. «Il tocco femminile nelle aziende vitivinicole è sempre ben visibile!». Da 7 che erano ad ottobre, oggi sono 28 socie.

Il mondo del vino nelle Marche quanto è contaminato di rosa?
«La presenza di donne nel mondo del vino italiano e quindi anche marchigiano è cresciuta moltissimo negli ultimi decenni e sta contaminando, in senso positivo, l’immagine del vino. Ciò nonostante le posizioni di maggior prestigio e potere sono ancora in mano al mondo maschile, in quanto in un paese tradizionalista come l’Italia, le donne debbono sempre essere molto più preparate degli uomini per sperare di godere di analoga credibilità».

Rispetto le altre regioni, le Marche riescono a valorizzare il ruolo della donna nelle aziende vitivinicole?
«Il mondo agricolo delle Marche e quindi anche quello del vino è sempre stato di competenza degli uomini. Non dimentichiamoci la mezzadria ed il ruolo che la donna ricopriva all’interno della famiglia. I casi di donne che riescono ad emergere nelle aziende vitivinicole sono molto recenti, spesso legati a cambi generazionali, spesso affiancate anche da figure maschili e soprattutto legate ad aziende create dalle nuove generazioni che nel mondo vitivinicolo stanno trovando una risposta ai problemi occupazionali».

Quali sono i valori aggiunti in una donna che contribuisce alla valorizzazione del settore vinicolo attraverso attività diverse ma pur sempre nell’ambito del wine?
«Pur essendo molto soggettivo l’approccio di ciascuna Donna nella propria impresa si può dire che doti come sensibilità, cortesia, disponibilità all’accoglienza, attenzione per i particolari e per l’estetica, contribuiscono a valorizzare le nostre imprese. Il consumo del vino è sempre di più legato alle storie vere che ciascun viticoltore può narrare attraverso i suoi vini, raccontando sé stesso, il suo territorio, la sua azienda e aprendo la cantina a quanti vorranno visitarla; la mano femminile, laddove presente, aiuta questo percorso».

Come si possono ottimizzare le risorse per la crescita del territorio?
«Sicuramente è necessaria una professionalizzazione delle persone che operano nelle aziende vitivinicole, non solo in ambito produttivo, ma, e soprattutto, in ambito di comunicazione, vendita e ospitalità, facendo trasparire passione per ciò che si fa, unita a competenza. Sarà fondamentale formare quindi le nuove generazione che rappresenteranno il futuro delle imprese. Sviluppare inoltre la collaborazione con le istituzioni pubbliche per coordinare progetti che sempre di più vedranno protagonisti i due comparti: turistico e vitivinicolo. Intercettare i turisti offrendo loro pacchetti esperienziali significherà portare valore aggiunto all’impresa, al prodotto ed al territorio».

L’associazione Le Donne del Vino delle Marche che progetti sta portando avanti?
«Dopo eventi importanti, a marzo al Museo Tattile Omero di Ancona e ad aprile al Vinitaly, come una delle 4 regioni protagoniste, e la partecipazione, proprio questo ultimo weekend di giugno alla convention nazionale delle Donne del Vino in Sicilia, per il 2019 abbiamo in programma di realizzare un evento regionale importante, di sviluppare un’attività con le Donne del Vino di un’altra regione, di progettare una miniguida che possiamo distribuire nelle nostre cantine e nelle nostre attività».