JESI – Per la terza volta a Jesi Daniele Coscarella, attore romano da almeno quindici anni, ci parla del teatro e del rapporto con il pubblico. Ospite ieri sera, giovedì 24, insieme a Dario Eros Tacconelli, Adriano Russo, Rosario Petix, Salvatore Lanza e Micol Pavoncello, il gruppone romano torna sul palco di Piazza delle Monnighette anche stasera e domani sempre alle 20 per Hemingway Theatre, manifestazione organizzata dalla associazione Magazzino d’Arte Jesi, grazie all’impegno di Davide Zannotti
Per la rassegna Hemingway Theatre portate in scena “Pillole di Monolocale”. Di che si tratta?
«Sono racconti ambientati a casa nostra, nel senso che davvero a Roma apriamo le porte di casa. il risultato è straordinario, il pubblico diventa amico e si entra quasi in confidenza. L’obiettivo è quello di scrivere qualcosa di nuovo: la storia rimane nel pubblico, a casa sei più sicuro quindi alterniamo sia momenti profondi che divertenti».
Roma, Milano e Jesi sono alcune delle città dove avete portato questo spettacolo, che differenza noti tra il pubblico di provincia e quello di una grande città?
«Quello di una grande città è un pubblico abituato, più abituato ad andare a teatro. Il pubblico di una città di provincia invece ha più fame».
Ieri sera (giovedì 24), in scena un racconto molto personale, sull’importanza di vivere intensamente e poi Dario Eros Tacconelli ha letto Casamicciola di Verga per ricordare il centro Italia ad un anno dal terremoto.
Il Gruppo monolocale nasce a Testaccio, Roma…
«Un quartiere che difende la sua identità popolare, dove abitano persone che si salutano per strada».
Il teatro va riscoperto: sempre meno persone lo frequentano. Secondo te perché?
«Forse perché il teatro è romanticamente lento e questa caratteristica non si sposa con la velocità con cui andiamo di questi tempi. Il teatro avrebbe bisogno di essere in parte reinventato, mantenendo però il suo cerimoniale. E’ un momento che si dedica a se stessi».