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Devid Cimarelli, il “microonde” della Ristopro Fabriano: «Adesso bisogna spingere al massimo»

Alla vigilia del match interno contro Porto Sant'Elpidio (domani - domenica 21 gennaio - al PalaGuerrieri, ore 18), lunga chiacchierata con la giovane ala biancoblù per conoscere la sua storia, caratterizzata anche da un brutto infortunio, e le sue aspettative di rilancio in questa stagione a Fabriano

Devid Cimarelli, venti anni ad aprile, in azione con la maglia della Ristopro Fabriano (foto di Martina Lippera)

FABRIANO – Essere utili nei pochi minuti a disposizione, entrare in partita sùbito alzandosi dalla panchina: è, questo, uno dei ruoli più difficili per un giocatore. Chi ci riesce, viene definito un “microonde”.

Possiamo dire che rientri in questa categoria Devid Cimarelli, la giovane ala della Ristopro Fabriano, classe 1998, che – sostanzialmente alla prima stagione in serie B – si sta facendo apprezzare molto proprio per la sua capacità di rendersi utile nel tempo che ha a disposizione (finora 7,3 minuti a partita): una buona difesa, un fallo subito, un rimbalzo, un canestro (diverse volte sulla sirena di fine quarto…), proprio quando le partite sono in pieno svolgimento. Cose preziose per la squadra, soprattutto se a produrle è un giocatore “under”. Insomma, gli 1,7 punti e 1,3 rimbalzi del suo “score” medio, finora, dicono molto meno dell’importanza del suo impatto sulle partite, generalmente con poche sbavature. Nota a margine: dall’inizio del campionato, ancora non ha sbagliato un tiro da due…

«Quando il coach si gira verso la panchina e mi chiama, vado dentro e non mi risparmio perché so che devo dare tutto in quei minuti».

Insomma, per la serie “un caffè con” di questa settimana, avrete capito che la chiacchierata è insieme a Devid Cimarelli, mamma cubana di L’Avana e babbo umbro di Foligno, una miscela di fisionomia caraibica e “aplomb” quasi britannico tessuti in un corpo di 192 centimetri ancora in crescita.

«Per questo, fin da piccolo, mi dicevano: “gioca a basket, che hai il fisico adatto”», racconta Devid, considerato una “promessa” già da ragazzino, tanto da raggiungere le Nazionali giovanili e il vivaio della Mens Sana Siena. Poi, sul più bello, “puff”, un infortunio terribile che ha solo rallentato il suo sogno di diventare giocatore di basket.

Ma andiamo per ordine e cominciamo… dall’inizio: Devid, ci racconti il tuo approccio con il basket?
«Ho iniziato a giocarci a sei anni solo perché lo facevano i miei amichetti, ma mi sono subito appassionato ed è arrivato ben presto il colpo di fulmine. Tanto che, paradossalmente, tra quegli amici sono rimasto l’unico che ha continuato a giocare… Ho fatto il settore giovanile nella squadra di Foligno (da cui giunge in prestito annuale alla Ristopro Fabriano, nda). Dopodiché per due anni sono stato al Valdiceppo Perugia all’interno del progetto Basket Academy che rivolgeva grande attenzione ai ragazzi, una bella esperienza, grazie anche ai tecnici Paolo Traino e Andrea Fabrizi che mi hanno insegnato molto. Di questo periodo è anche la partecipazione alla Nazionale Under 16. Poi, nel 2015/16, tramite il contatto con il coach Michele Catalani, si è concretizzata la bella opportunità di passare nelle giovanili delle Mens Sana Siena, dove ero già in predicato di approdare alcuni anni prima».

Una bella avventura, come dicevamo, durata però pochi mesi…
«Già. Era dicembre 2015, con la Mens Sana stavamo giocando una partita a Prato, salto a rimbalzo, vengo sbilanciato da un contatto con un avversario e, ricadendo male, il ginocchio mi si piega all’indietro. Dentro di me ho detto: “qui è saltato tutto”. La risposta è stata: crociato rotto e due menischi».

Una mazzata tremenda per un promettente ragazzo di 17 anni e mezzo, come hai reagito?
«Ho parlato con chi gli era accaduto qualcosa di simile, mi hanno spiegato che per ripartire sarebbe servita tanta voglia e impegno, avrei dovuto dare tutto me stesso e sarebbe stata necessaria soprattutto la testa, ma ero giovane e ce l’avrei fatta. E ce l’ho fatta, perché mi sono detto: non posso smettere di giocare a 17 anni. Tra infortunio, operazione (il 4 marzo 2016, nda) e riabilitazione sono stato lontano dal parquet quasi un anno. Mio padre mi ha dato una grossa mano standomi vicino negli esercizi, nel recupero muscolare e piano piano ho ripreso fiducia».

Quando sei ritornato a giocare?
«Lo scorso campionato, a Foligno, in serie C Silver. L’ho presa come una stagione di ripartenza, per riprendere sicurezza con parecchi minuti di utilizzo a disposizione».

E con l’estate 2017 ecco la chiamata della Ristopro Fabriano in serie B…
«Avevo già svolto alcuni allenamenti con la squadra prima che ottenesse la promozione. E credo che avrei giocato qui anche se Fabriano fosse rimasta in serie C, perché comunque si tratta di una piazza importante con progetti interessanti».

Poi, il 18 giugno, è arrivata anche la serie B: ancora meglio, no? Com’è stato l’impatto?
«Difficile all’inizio… Ricordo perfettamente l’esordio in campionato, l’uno di ottobre: per me si trattava delle prima esperienza vera in questa categoria, davanti a duemila persone, e non ti nascondo che ero emozionato e mi tremavano le gambe… Ma è stato solo il primo impatto, perché alla fine è tutta una questione di fiducia e alla terza giornata, nella prima vittoria stagionale a Porto Sant’Elpidio, credo di aver rotto anche io personalmente il ghiaccio con una buona prova, venti minuti sul parquet e l’incarico di difendere sui loro forti esterni, come Maggiotto, direi con discreti risultati. Ma mano sono stati sempre più importanti i consigli dei compagni più esperti e del coach».

Guarda caso, siamo già al girone ritorno e proprio domani – domenica 21 gennaio – l’avversario di turno sarà la Malloni Porto Sant’Elpidio: come avete preparato questa partita?
«Con grande attenzione, ancora meglio dell’andata se possibile. Dovremo controllare i loro punti di forza, che principalmente sono il tiratore Maggiotto e il lungo Zanotti, che è veramente altissimo, ma senza dimenticare giocatori pericolosi come Picconi e Cernivani. Inoltre, la settimana scorsa hanno preso Lovatti, che viene da un lungo infortunio, ma che so essere bravo. Nel complesso sono una bella squadra, prestante fisicamente».

E dell’andamento finora della tua Ristopro Fabriano, cosa ne pensi?
«Io credo che abbiamo buone potenzialità, portate anche dai vari innesti, prima Dri e poi Marsili e Monacelli, benché ora infortunato. Quello che ci è mancato finora, probabilmente, è il giusto ritmo. Per dire, giovedì abbiamo giocato una buonissima amichevole a Jesi contro la Termoforgia che è squadra di serie A2, tenendo un ritmo alto e superando bene la loro pressione, con ottime scelte e percentuali al tiro. Poi invece, magari, contro squadre del nostro campionato di serie B, anche di fascia bassa, che controllano il ritmo e giocano in un certo modo, abbiamo fatto fatica a dimostrare le nostre potenzialità. Ecco, sarebbe da trovare un equilibrio. Ritengo, comunque, che finora ce la siamo giocata con tutti, eccezion fatta per la partita con Ortona all’andata, Recanati e San Severo, tutte le altre che abbiamo perso siamo stati lì lì per vincerle. Talvolta non abbiamo afferrato alcune occasioni, forse avremmo potuto avere qualche punto in più degli attuali 12. Ma adesso bisogna guardare avanti con decisione, siamo reduci da una importante vittoria su Ortona e contro Porto Sant’Elpidio dovremo dare più del cento per cento per conquistare altri due punti. La classifica è corta, se riusciamo ad inanellare qualche risultato di fila possiamo risalire».

Torniamo a parlare di te: dopo sei mesi alla Ristopro, sei soddisfatto della scelta fatta di venire a Fabriano?
«Assolutamente sì, mi piace questa società giovane e volenterosa, così come giocare di fronte a questo pubblico, dal quale sono contento di ricevere apprezzamenti».

Oltre che in prima squadra, tra l’altro, sei impegnato anche il lunedì con l’Under 20 dove attualmente siete secondi nel campionato regionale con due soli punti di ritardo dal Basket Giovane Pesaro… Insomma, non ti fermi mai?
«Mi piace anche giocare con l’Under 20, dove ho qualche libertà in più e maggiore spensieratezza nelle cose, mi diverto con i compagni e tutto il resto. Io penso che siamo anche lì una buona squadra e, al completo, avremmo potuto essere competitivi anche per un campionato d’Eccellenza».

Tra prima squadra e Under 20, come giocatore abbiamo iniziato a conoscerti abbastanza bene. Ora, ci dici qualcosa in più su di te, anche fuori dal parquet?
«Credo di essere un ragazzo socievole, magari un po’ timido sulle prime, uno tranquillo. Do molta importanza all’amicizia ed è con gli amici che mi piace condividere le mie esperienze. Mi piace il mare e viaggiare, vedere posti, magari un po’ di più in futuro quando riuscirò a trovare maggiore stabilità, e anche tornare a L’Avana dai miei parenti di là, perché dall’ultima volta sono passati una decina d’anni. Insomma, cose normali».

Per quanto riguarda il basket, dal tuo arrivo a Fabriano ti hanno descritto con tre parole: dedizione, professionalità, umiltà. Per un ragazzo di nemmeno venti anni, suonano come un gran complimento, che ne dici?
«Diciamo che prendo seriamente quello che faccio, un atteggiamento che forse ha origine dal brutto infortunio che ho avuto e che mi ha insegnato ad osservare le cose da un altro punto rivista: stare a bordo campo con il tutore alla gamba e le stampelle a guardare gli altri che giocano è una situazione da cui si impara molto. Ora cerco di metterci più impegno e concentrazione possibile, perché il mio sogno è avere un futuro nel basket».