FABRIANO – La disoccupazione alta nel territorio per il comparto industriale, a pagarne le spese è anche il commercio. Parola di Mauro Bartolozzi, presidente della sezione fabrianese della Confcommercio. Ancora una volta, la partenza della discussione è il quadro tratteggiato dal Ciof in merito allo stato di occupazione in città e nel comprensorio: oltre 5mila disoccupati in città e con l’aggiunta dei lavoratori attualmente in mobilità, si rischia di superare addirittura quota 6.000. Se questo dato viene confrontato con la popolazione attiva, 14-65 anni, si arriva ad una percentuale del 30 per cento di disoccupati residenti o, comunque, domiciliati, a Fabriano.
«Non sono dati allarmanti, di più. Noi viviamo con il potere di acquisto dell’operaio e se questo non ha la paga, soffriamo anche noi. Oltre 5mila operai che perdono la dignità del lavoro e l’equilibrio familiare. E sicuramente non pensa proprio a fare shopping. Senza considerare che per noi commercianti non sono 5mila disoccupati, ma molti di più. A questi, infatti, occorre sommare chi lavora con contratti precari e che non si spende per paura del futuro».
Ed ecco, quindi, che gli stessi commercianti stanno riflettendo al loro interno su come muoversi. «Non ha più senso il commercio perché stiamo scommettendo su un futuro nebuloso. Non vediamo un programma rivolto al futuro proposto dalla politica. Non vogliamo essere noi a dettare la linea, ma che almeno ci venga detto verso quale direzione si vuole che il commercio vada. Vogliamo puntare sul turismo? Bene, va bene. Allora facciamo il possibile per portare in città l’istituto Alberghiero. Vogliamo puntare tutto sul manifatturiero? Perfetto, lavoriamo tutti insieme per mantenere e rafforzare il manifatturiero con una programmazione seria che, al momento, non vedo».
Il presidente Bartolozzi spera che la campagna elettorale ormai alle porte, possa avere al centro le idee. «Al momento, ma è comprensibilmente presto, si parla molto di nomi e non di programmi. Speriamo che a breve ci si possa confrontare sulle idee».
Perché occorre far presto. «Purtroppo stiamo constatando che si favorisce solo l’entrata della grande distribuzione e si uccide ancor di più il commercio locale. Noi impegniamo tutte le nostre risorse, sacrificando anche le famiglie, eppure non siamo aiutati come la grande distribuzione. Ma con il do ut des degli oneri di urbanizzazione, i Comuni che sono in difficoltà economica dicono di sì. Questo mi preoccupa, non solo la crisi, ma la mancanza di una politica. Sembra totalmente assente».