ANCONA – I disturbi su base ansiosa e il piccolo commercio di droga sono in crescita. Colpa della crisi occupazionale e della conseguente povertà che, secondo quanto riporta l’Istat, colpisce l’8,8% delle famiglie marchigiane. Nonostante l’occupazione sia in crescita il dato sulla povertà rimane stabile rispetto al passato. Lavoro precario e a tempo parziale, stanno progressivamente soppiantando il posto fisso, oramai divenuto una chimera. Secondo quanto riporta la Cgil, che ha elaborato i dati Istat, nelle Marche i contratti part time interessano 1 lavoratore su 3, con una retribuzione media lorda annua che non arriva a 11 mila euro. Complessivamente nelle Marche sono 358.352 le persone a rischio di povertà o di esclusione sociale. Famiglie che vivono in condizioni di grave deprivazione materiale, che non riescono a sostenere spese impreviste, che sono in arretrato nei pagamenti di mutuo, affitto, bollette, o che non riescono a riscaldare a sufficienza la propria casa. Non solo, i minori a rischio di povertà o esclusione sociale sono 163.232 di cui 38.745 in condizioni di grave deprivazione materiale.
Insomma un quadro piuttosto critico che, oltre a gravare sulle tasche dei marchigiani, incide pesantemente anche sullo stato di salute. «Le Marche sono una regione che in anni passati ha avuto un boom economico prevalentemente manifatturiero nell’ambito dell’economia dei distretti – spiega Carlo Ciccioli, responsabile del Dipartimento Dipendenze Patologiche di Ancona – basti pensare al distretto dell’elettrodomestico a Fabriano, al distretto del mobile a Pesaro, a quello dell’abbigliamento a Pesaro e San Benedetto e a quello della calzatura tra Civitanova e Fermo. La manifattura però si è spostata dall’Italia verso il medio ed estremo oriente: oggi i paradisi manifatturieri si trovano in India, Cina, Corea, Vietnam e anche Bangladesh, per il bassissimo costo del lavoro a causa delle scarse garanzie sociali. Questo però ha comportato una deindustrializzazione e una caduta occupazionale in Italia. Della Valle per esempio ha replicato l’industria di Casette d’Ete a Tirana dove ha assunto alcune centinaia di persone».
Unico settore in crescita nelle Marche secondo Ciccioli l’agricoltura che, dopo decenni di crollo occupazionale, «negli ultimi anni sta registrando una crescita, soprattutto attraverso aziende miste, che abbinano agriturismo e produzioni di nicchia, come miele, formaggi e altre eccellenze. Tuttavia fra le persone che perdono il lavoro si rilevano delle condizioni di fragilità specie in alcune fasce d’età – evidenzia lo psichiatra –. Se i giovani riescono più facilmente ad adattarsi ai cambiamenti, non è lo stesso per le persone oltre i 50 anni di età che hanno difficoltà a nuovi comportamenti di lavoro. Un giovane che perde la propria occupazione è flessibile e quindi riesce a cambiare più facilmente attività lavorativa, mentre un operaio di oltre 50 anni che per 30 anni ha fatto mobili fa più fatica a mettersi in gioco con un alto lavoro».
Ma in difficoltà si trovano anche quelle persone che non possono contare su una rete familiare di sostegno. «Ci sono persone che ormai vivono con la pensione degli anziani che tengono in casa – sottolinea Ciccioli – con gli assegni di accompagno perché assistono familiari ultra ottantenni e, così, in qualche modo riescono ad andare avanti. Gli anziani sono diventati ormai una vera e propria risorsa di sostegno per la società». «Molte di queste persone in difficoltà sviluppano reazioni ansiose, deflessione del tono dell’umore e qualcuno arriva fino agli attacchi di panico – spiega lo psichiatra – il pensiero si concentra sulla perdita di lavoro e sulle problematiche economiche, mentre qualcuno sviluppa un disturbo post traumatico da stress. Depressioni ansiose, aggressività e contrasti con chi hanno intorno, sono i problemi più comuni, mentre alcuni con situazioni familiari o coniugali già pesanti alle spalle sono arrivati anche a suicidarsi».
Tra i giovani che hanno problemi occupazionali «crescono le dipendenze, specie hashish e marjuana, ma anche cocaina. Il “fumo” è in crescita soprattutto perché da una parte è una sorta di autoterapia, che agisce calmando: i ragazzi che consumano droghe leggere da un lato possono sviluppare una sindrome amotivazionale, una sorta di svogliatezza, disimpegno e rilassamento estremo anche asociale, mentre dall’altro lato fiorisce il piccolo spaccio di droga che consente loro di pagare la propria dose e racimolare anche qualche somma extra. Ormai si sta creando una vera e propria sotto economia illegale e criminale anche tra i ragazzi». Addirittura alcuni arrivano a vendere come droga sostanze che in realtà sono solamente farmaci.