FABRIANO – Cala, ma meno dello scorso anno, il dato relativo alle cessazioni e all’avviamento di contratti di lavoro nei comuni di competenza del Ciof: Arcevia, Cerreto D’Esi, Fabriano, Genga, Sassoferrato e Serra San Quirico. Ma come per il numero relativo ai disoccupati iscritti al Centro per l’Impiego, anche questi risultati numerici devono essere analizzati attentamente. Soprattutto alla luce della crisi sanitaria originata dalla pandemia da Coronavirus che da quasi un anno ha comportato il blocco dei licenziamenti almeno fino al 31 marzo prossimo.
Comunque sia, prima i numeri. In tutto l’ambito territoriale analizzato dal Centro per l’Impiego di Fabriano si sono registrati a fine 2020, 8.224 contratti di avviamento a fronte di 8.930 cessazioni. Dunque, un saldo negativo pari a 706 unità. A fine 2019, il saldo era pari a 861 unità. Si sono, quindi, salvaguardati molti posti di lavoro in più negli scorsi dodici mesi. Si tratta del dato migliore, seppur sempre negativo, dal 2011 a fine dicembre 2020. Ma anche del minor numero di sottoscrizioni di nuovi contratti nel periodo preso in esame.
Tre le spiegazioni per questo calo. In primis, la pandemia da Coronavirus che di fatto ha congelato il mercato del lavoro con la decisione del Governo di bloccare i licenziamenti almeno fino al 31 marzo prossimo. Questo provvedimento, ovviamente, potrebbe aver mascherato la reale situazione. Il secondo dato da prendere in considerazione è da individuare nello spopolamento dell’entroterra fabrianese, con un calo marcato negli ultimi anni. Si pensi, a corroborare questa spiegazione, che i residenti a Fabriano sono scesi sotto la soglia delle 30mila unità. Diminuzione che caratterizza tutti i comuni di competenza del centro per l’Impiego.
Infine, sempre legato alla pandemia da Covid-19, si è assistito nel corso del 2020 a una crescita del dato degli inattivi, coloro che non cercano più lavoro e neppure si iscrivono alle liste di collocamento. E non poteva essere altrimenti visti i periodi di prolungato lockdown totale e parziale. E il conseguente freno alla sottoscrizione di tutte quelle tipologie contrattuali di lavoro atipico: part-time, somministrazione, a chiamata, solo per fare alcuni esempi.