ANCONA – Disturbi dell’alimentazione e ansia. Negli ultimi mesi, complice la pandemia, sono aumentati soprattutto nei giovanissimi. C’è stato un incremento generalizzato in tutta Italia di nuovi casi e una crescita di richieste di prima visita per Dca, disturbi del comportamento alimentare. La pandemia in pratica ha inasprito il malessere degli adolescenti che spesso si è manifestato nel loro rapporto con il cibo.
«In media i colleghi e gli studi condotti riscontrano che c’è stato un 30-40% di aumento delle richieste e quindi si suppone anche rispetto della problematica legata a questo campo – conferma la dottoressa Giuliana Capannelli, psicologa, psicoterapeuta, psicoanalista e presidente del centro Heta di Ancona per il trattamento e la prevenzione dei sintomi contemporanei -. Dall’altra parte c’è una cosa che non viene troppo considerata. Come ogni crisi, ogni momento particolare che si impone in maniera imprevista, le situazioni che si possono avere sono estreme ma in entrambi i fronti perché se da una parte un evento traumatico e inaspettato fa emergere quel “sottobosco” che era già pronto, quei disagi presenti, e che esplodono in crisi, è anche vero che ci sono persone che magari riescono a mettere in campo risorse nuove. Un evento inatteso funziona da amplificatore ma questo vale sia in negativo che in positivo. Ci sono state ad esempio guarigioni inaspettate».
Tra i preadolescenti le richieste di aiuto sono maggiori. «Sono arrivati alla nostra osservazione situazioni di una certa gravità di età infantile e adolescenziale – continua la dottoressa -. Ne veniamo a conoscenza prima, c’è più attenzione, e da una parte è un vantaggio perché il sintomo, essendo ancora iniziale e non strutturato, può essere risolto evitando così etichette diagnostiche a vita. Con una buona accoglienza potrebbe essere sciolto anche subito».
L’associazione Heta partecipa al tavolo regionale per i disturbi alimentari, ed è l’ente del terzo settore rappresentante delle associazioni per i pazienti con dca e/o i loro familiari. Giovedì scorso, 11 novembre, c’è stato il primo appuntamento del nuovo gruppo del tavolo regionale che è attivo dal 2015. «Secondo una legge approvata il 3 agosto dell’anno scorso, il tavolo deve lavorare per la sua applicazione istituendo servizi idonei a livello pubblico anche in collaborazione con gli enti del terzo settore. Quello che è emerso in questo appuntamento del tavolo è la problematicità legata alla presa in carico precoce, e quindi dei minori: le forze in campo sono veramente ai minimi termini in generale e sussiste una politica che è ancora troppo debole nel favorire la costituzione di nuclei di accoglienza delle difficoltà dei minori. È stata fatta una comparazione tra le varie regioni italiane e le Marche, assieme anche all’Abruzzo, all’Umbria e alla Puglia, sono in “zona rossa” per minor capacità di intervento in questo ambito e il fatto importante invece, come dicevo, è che se le problematiche vengono affrontate in maniera precoce non arrivano all’età adulta. La nostra associazione cerca di fare operazione di rete tra pubblico e privato e dare risposte alle famiglie e alle persone in difficoltà».