«Un uomo che ha segnato la vita della comunità, un faro e un esempio per tutti noi». Un momento emozionante quello andato in scena questa mattina nella sala consiliare della provincia di Macerata per ricordare don Peppe Branchesi, parroco di Santa Maria in Selva, frazione di Treia (Mc) morto lo scorso 19 aprile all’età di 81 anni dopo essere risultato positivo al Covid-19. Il primo sacerdote maceratese vittima del Covid. Nell’occasione è stato anche presentato il libro Grazie fratello scritto da Maurizio Verdenelli, che sarà disponibile nei prossimi giorni e il cui ricavato andrà per la realizzazione della biblioteca della scuola di Dapaong, città del nord del Togo.
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«Un prete straordinario in tutti i sensi – lo ha ricordato il presidente della Provincia di Macerata Antonio Pettinari, che non ha nascosto la propria emozione -. Sapeva di avere 81 anni e nell’ultimo periodo era diventato ancora più attivo e aveva portato sempre avanti le sue due grandi passioni: la fotografia e la comunicazione. Sì, perché don Peppe era un grande comunicatore ed era in grado di esprimere i suoi sentimenti a chiunque lo incontrasse. Ora, da lassù, ci sta dicendo “non abbiate paura e andate avanti”».
«Don Peppe era il parroco di Santa Maria in Selva, la terra che gli era stata affidata dal Signore e per la quale si è speso moltissimo per farla fiorire – lo ha ricordato il vescovo di Macerata monsignor Nazzareno Marconi -. Il libro in sua memoria è un vero e proprio mosaico, lui era un bravo mosaicista; è riuscito a mettere insieme tutte le tessere per fare un bel disegno. Don Peppe non è caduto ma è volato in orbita e da lassù ci sostiene e ci incoraggia a camminare e a guardare avanti».
Grande emozione anche per l’autore del libro Grazie fratello. «Io sono stato solo il braccio nella stesura ma in quei momenti era don Peppe a scrivere; lo sentivo davvero e lo percepivo lì insieme a me» ha detto Verdenelli.
Presente anche il nipote di don Peppe Francesco Soldini. «Se oggi ci troviamo qui tutti insieme è grazie a lui che ci ha permesso di incontrarci in un momento così particolare ispirandoci a qualcosa di più alto – ha sottolineato -. Non potremo dimenticare mai i suoi modi allegri e pittoreschi e la sua profondità che arrivava a tutti. Ha attraversato il suo sacerdozio con dinamicità ed è sempre stato presente anche nei luoghi in cui non riusciva a essere; mi riferisco alle sue missioni in Africa. Per questo abbiamo deciso di istituire una raccolta fondi in suo onore. Le mie oggi sono lacrime di gioia e non di dolore nel ricordare uno zio che è vissuto nella gioia della vita. Per questo abbiamo deciso di realizzare una biblioteca in una città a nord del Togo per permettere ai bambini di avere un’istruzione e dare loro un futuro migliore» ha concluso il nipote di don Peppe.
L’assessore regionale Angelo Sciapichetti ha voluto ricordare «un uomo che ha segnato la vita della nostra comunità svolgendo il suo ruolo in silenzio e rappresentando un punto di riferimento per tutti noi. Un uomo che sapeva immedesimarsi nelle situazioni con grande spontaneità e che sapeva dar il giusto consiglio in ogni momento; anche nei momenti più difficili riusciva a trasmettere l’importante valore per la vita. Ha seminato il bene ed è stato un faro per tutta la comunità non solo provinciale, anche regionale».
Infine il ricordo commosso del sindaco del terremoto del ’97 Venanzio Rocchetti, allora primo cittadino di Serravalle di Chienti. «Dopo quei tragici momenti don Peppe organizzò a Treia la Giornata della Solidarietà – durante la quale vennero sfornate ben 5 mila porzioni di polenta – e fu un momento molto importante per tutte le persone che allora stavano attraversando un dramma enorme legato ai problemi del terremoto. Poco tempo fa don Peppe mi chiese come vedevo la ricostruzione del sisma del 2016 e io dissi che secondo me non stava andando bene perché si potevano fare molte cose in base all’esperienza del ’97. Ora il nuovo commissario sembra avere una marcia in più rispetto a quanto accaduto in questi quattro anni e quindi esorto tutti a impegnarci per far ripartire la ricostruzione perché don Peppe da lassù sarebbe molto felice per ogni famiglia che rientra a casa».